Il 16 settembre è la data scelta dall’Assemblea delle Nazioni Unite per ricordare a tutti noi quanto sia importante mantenere intatto lo strato di ozono che circonda il nostro pianeta. Istituita nel 1994 per ricordare la firma del Protocollo di Montreal del 1987, quando la comunità internazionale si impegnò per la prima volta a limitare il pericoloso fenomeno conosciuto come “buco dell’ozono”. Da allora sono passati molti anni e la situazione climatica è ancora critica, quindi è importante mantenere questa data ben visibile sul calendario per ricordarsi di quanto ancora c’è da fare.
Lo scopo della giornata è quella di sensibilizzare enti, popolazioni e aziende di tutto il mondo sull’importanza di questa tematica proponendo alternative ecologiche come e-bikes e monopattini elettrici ai tradizionali mezzi di trasporto. In pochi sanno infatti che quanto è importante questo gas per la nostra sopravvivenza e quali conseguenze avrà la degenerazione dello strato di ozono intorno al nostro pianeta.
La pandemia e il lockdown del 2020 hanno avuto almeno un effetto collaterale positivo: stiamo parlando della qualità dell’aria che respiriamo e dei miglioramenti che hanno riguardato proprio l’ozonosfera. Secondo uno studio internazionale, a cui ha preso parte il Servizio Meteorologico della Germania, tra la primavera e l’estate 2020 c’è stata infatti una significativa diminuzione dell’ozono nell’emisfero nord del nostro pianeta. Non è certamente un caso: durante il lockdown c’è stata infatti una netta riduzione delle emissioni dannose, sia di quelle che derivano dalle attività produttive ma soprattutto di quelle dovute ai trasporti. Si è registrato un forte calo del biossido di azoto, sostanza prodotta principalmente dai motori dei veicoli che lo rilasciano nell’atmosfera attraverso i gas di scarico.
La cosa più utile che possiamo fare per dare il nostro contributo fin da subito è quindi proprio rinunciare all’auto e optare per un mezzo di trasporto ecologico.
Le alternative non mancano!
L’ozono è una molecola composta da tre atomi di ossigeno e, se respirato nell’aria a bassa quota, è tossico perché altera e danneggia i nostri processi vitali. Non è un caso che venga utilizzato per sanificare e disinfettare acqua e aria proprio per la sua azione aggressiva contro qualsiasi forma vivente. Per quanto tossico nell’aria che respiriamo, nella stratosfera diventa invece un gas prezioso, una sorta di coperta protettiva che difende il pianeta Terra e chi ci abita dalle radiazioni ultraviolette emesse dal Sole, che come sappiamo possono essere molto pericolose per la vita: in pratica, lo strato di ozono fa da filtro, trattenendo e assorbendo gran parte dell’energia emessa dal Sole, comprese la radiazioni a bassa lunghezza d’onda.
Ed ecco spiegato perché è così importante preservare l’ozonosfera, ovvero lo strato di atmosfera dove è presente la maggiore concentrazione di ozono. Se questo strato si riduce, le radiazioni che raggiungono la superficie terrestre aumentano, con effetti dannosi per animali, piante e qualsiasi forma di vita. Nel caso degli uomini, sappiamo che dosi eccessive di raggi ultravioletti causano tumori alla pelle, danni agli occhi e alterazioni del sistema immunitario.
Ma come mai lo strato di ozono è a rischio?
Quando si parla di buco dell’ozono ci si riferisce appunto a questa riduzione dello spessore dell’ozonosfera. Le cause di questo fenomeno sono tutte da ricercare nell’attività dell’uomo: sono infatti le sostanze inquinanti prodotte dall’essere umano nelle sue attività produttive e di consumo ad aver innescato questo pericoloso processo. In particolare, sono i gas clorofluorocarburo (in particolare il freon, utilizzato nella produzione di impianti refrigeranti) emessi dai paesi industrializzati che vengono rilasciati nell’atmosfera e, reagendo chimicamente con l’ozono, provocano l’assottigliamento dello strato di ozono.
Il fenomeno del buco dell’ozono ha avuto inizio negli anni Settanta e con il Protocollo di Montreal e il Protocollo di Kyoto sono stati fissati degli obiettivi per arginare questa degenerazione. Nel 2018 la NASA, attraverso rilevazioni satellitari, ha rilevato che il buco si è ridotto di circa il 20% e che, andando avanti a questo ritmo, l’ozono potrebbe essere ripristinato completamente intorno al 2050.
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