La serie Sony A90K si posiziona nella fascia alta della gamma di TV OLED, affiancando i top di gamma A95K con due modelli di dimensioni più contenute: 42 e 48 pollici. A differenza del precedente A9 da 48 pollici, qui c’è anche la connettività HDMI 2.1 che amplia la versatilità dei prodotti aggiungendo varie funzioni, prime tra tutte quelle dedicate agli amanti dei videogiochi.
Come sempre per i televisori Sony di un certo pregio abbiamo poi una notevole attenzione per tutto quello che ruota intorno al trattamento delle immagini: upscaling, gestione del moto e delle sfumature di colore. Completa il quadro la smart tv basata sul sistema operativo Google TV, la versione più recente che propone un’interfaccia migliorata soprattutto per quanto riguarda la ricerca e l’aggregazione dei contenuti.
Il 42 pollici A90K da noi testato sfoggia un design semplice e minimalista che gli permette di sposarsi con qualsiasi tipo di ambiente. Dal punto di vista costruttivo il lavoro svolto è ottimo: la base in metallo è pesante e assicura una perfetta stabilità allo schermo, che non ondeggia troppo nemmeno quando si collegano i cavi. Tutte le porte sono orientate verso il lato sinistro o in basso, in modo da non creare ostacoli a chi sceglie di appendere il TV a parete.
Si possono collegare supporti alle porte USB, una delle quali è capace di erogare più energia per gestire hard disk esterni che possono risultare più energivori e che darebbero quindi problemi con i canonici 500mA solitamente concessi dai connettori presenti sui televisori. Gli ingressi HDMI sono 4 ma solo 2 sono in versione 2.1. Ciò significa che per sfruttare a pieno un PC da gioco, una Xbox Series X o una PlayStation 5 è assolutamente imperativo passare per le porte HDMI 3 e 4. La porta 3 è l’unica compatibile con eARC, il canale di ritorno audio in versione migliorata che permette di far uscire l’audio alla massima qualità possibile da A90K, inviandolo a una soundbar o un impianto esterno tramite HDMI.
Su HDMI 3 e 4 si possono usare segnali video in 4K fino a 120Hz e anche la cosiddetta frequenza di aggiornamento variabile, conosciuta in gergo tecnico come Variable Refresh Rate, abbreviato in VRR. Si tratta di una funzionalità importante per le piattaforme di gioco di ultima generazione perché sincronizza l’aggiornamento delle immagini tra schermo e console/PC, migliorando la risposta ai comandi ed eliminando alcuni difetti che si verificano quando la frequenza è invece fissa e non cambia per adattarsi alle immagini disegnate dai motori di gioco.
C’è anche Auto Low Latency Mode, un’altra delle novità arrivate con HDMI 2.1 che funziona in automatico, selezionando la modalità gioco quando si usano console o PC per assicurare la risposta ai comandi più rapida possibile. La serie A90K gestisce l’audio in modo completamente diverso rispetto a quasi tutti gli altri televisori: non ci sono speaker e i suoni vengono generati tramite vibrazioni prodotte sullo schermo. Sony chiama questa tecnologia con il nome di Acoustic Surface Audio+ e affianca un woofer sul retro per gestire i bassi.
Per quanto riguarda il supporto agli standard audio e video, abbiamo la piena compatibilità con HDR10, Dolby Vision e HLG, DTS e Dolby Atmos per le tracce audio. Lo schermo è un OLED 4K a 120Hz coadiuvato dal Cognitive Processor XR per il trattamento delle immagini. Come opzione si può aggiungere la BRAVIA Cam, una webcam che abilita le chiamate in video su Google Duo e permette anche di regolare automaticamente le immagini tramite la funzione Ambient Optimization Pro. Non mancano ovviamente i sintonizzatori TV, che nel caso di A90K permettono di ricevere programmi dal satellite (DVB-T2) e dal digitale terrestre (DVB-S2) e sono già compatibili anche con lo standard che verrà adottato in futuro.
A90K si appoggia a un SoC MediaTek MT5895 per gestire Google TV. La reattività è generalmente buona e non ha niente da spartire con i prodotti Android TV di fascia bassa o con i modelli, anche Sony, commercializzati 4 o 5 anni fa. L’esperienza utente è più che soddisfacente sia quando si passa in rassegna la home con tutti i contenuti consigliati, sia quando si naviga all’interno delle singole app.
La disponibilità di applicazioni è molto ampia: ci sono ovviamente tutte quelle disponibili su Google Play, come ad esempio YouTube, Netflix, Prime Video, Disney+, Apple TV+, RaiPlay, DAZN e via dicendo. A queste si aggiunge anche NOW, il servizio streaming di Sky che non è invece così diffuso sulla piattaforma di Google. Tramite uno smartphone si può avviare lo streaming usando Google Cast e per gli utenti Apple c’è anche AirPlay 2.
Il telecomando integra un microfono per Google Assistant che si può richiamare anche usando i comandi hands-free, che si basano su altri microfoni presenti sul TV e che volendo si possono disabilitare completamente tramite un selettore collocato sul retro. Molto buona la compatibilità con i file riprodotti da USB o rete locale: A90K digerisce praticamente tutti i formati senza particolari difficoltà.
Rompiamo subito gli indugi: il punto forte di A90K è l’alta qualità dell’immagine. Il TV mantiene standard elevati non solo con sorgenti 4K ma anche con risoluzioni HD o Full HD, a patto che la base di partenza sia almeno discreta. L’elettronica Sony è del resto conosciuta da ormai molti anni per l’eccellente trattamento delle immagini e i miglioramenti apportati sulla gamma 2022, che include il 42 pollici A90K, si inseriscono proprio in questo percorso confermandolo ancora una volta.
Non bisogna comunque avere aspettative non realistiche: le tecnologie Sony non possono fare i miracoli e con materiale troppo scadente, come ad esempio vari canali trasmessi sul digitale terrestre, bisogna comunque scendere a compromessi. Se però si ha l’accesso a Sky, Netflix, Prime Video o i tanti altri servizi streaming oppure ai film su disco, l’appagamento visivo è garantito e posiziona A90K su un gradino più alto rispetto alla media dei TV, anche limitandosi ai soli OLED.
Non c’è nemmeno bisogno di mettere mano a troppe impostazioni per regolare a puntino il prodotto: i più esperti lo possono fare e ne trarranno sicuramente vantaggio, ma tutti gli altri possono limitarsi a selezionare le modalità video più corrette, cioè Cinema per ambienti ben illuminati, Personale per quelli con illuminazione soffusa o assente. Lo stesso vale per il Dolby Vision ma in quel caso non occorrono molte spiegazioni: le modalità chiaro e scuro rendono evidente quali siano le condizioni in cui vanno usate.
Anche con i contenuti in HDR il giudizio non cambia: sebbene la luminosità di picco non sia altissima e si collochi anzi al di sotto di altri concorrenti, come ad esempio gli LG, il quadro restituito allo spettatore è sempre molto soddisfacente grazie all’equilibrio, alla naturalezza e alla capacità di concentrare l’attenzione soprattutto sulle tonalità medie, quelle più presenti all’interno delle immagini.
La tecnologia Acoustic Surface Audio+ è molto efficace nel far coincidere i suoni con le immagini: l’assenza di speaker permette infatti di posizionare voci ed effetti proprio dove si dovrebbero in teoria generare anziché più in basso, come succede solitamente sui televisori dotato di speaker collocati sotto lo schermo. Anche in questo caso la qualità è sicuramente superiore alla media nonostante una presenza non molto incisiva dei bassi, che del resto si scontra con limiti fisici difficilmente superabili: è praticamente impossibile inserire subwoofer veri e propri in schermi di dimensioni così contenute.
A90K è particolarmente indicato per gli amanti dei videogiochi che lo possono sfruttare come un maxi monitor in postazioni dedicate, abbinandolo a PC prestanti o console da gioco. Qui c’è però qualche difetto da rimarcare che non riguarda tanto la qualità ma la versatilità. Gli ingressi HDMI 2.1 sono 2 ma possono anche scendere a uno soltanto se si usa la porta con eARC per collegare un sistema audio esterno, dato che la HDMI con eARC è anche una delle due capaci di sfruttare il 4K a 120Hz e il VRR.
Chi possiede un PC da gioco e una console di ultima generazione si può quindi trovare in deficit per quanto riguarda il collegamento di tutti i dispositivi. Esistono moltiplicatori di porte esterni, cioè gli switch HDMI 2.1, ma si tratta di mettere una toppa a una dotazione che su altri prodotti è più ampia. C’è poi da dire che la gestione delle porte non è proprio semplicissima: per far funzionare correttamente tutte le funzioni si deve accedere all’apposito menu e selezionare una delle quattro voci disponibili. Se la scelta non è corretta il dispositivo collegato non comunica correttamente con il TV e funzioni come il VRR a 120Hz non si attivano. Inserire qualche automatismo sarebbe preferibile così come un percorso guidato per aiutare i meno esperti.
Contro:
A90K è un prodotto per chi cerca prestazioni audio e video con pochi compromessi. Si adatta bene a tanti utilizzi grazie alla ricca dotazione. Il trattamento del segnale è probabilmente il migliore sul mercato e permette di sfruttare tanti tipi di segnale, dalle trasmissioni TV allo streaming passando ai film su disco.
L’alta qualità viene sfruttata al massimo con contenuti in 4K e HDR, supportati anche in Dolby Vision. Chi fa largo uso di Netflix, Prime Video, Disney+ e compagnia sicuramente non sbaglia acquistando il 42 pollici Sony. La riproduzione dell’audio è decisamente superiore alla media tanto da non richiedere necessariamente un sistema esterno, un’aggiunta che qui può servire ad alzare ancora l’asticella ma che non è indispensabile per avere un comparto sonoro all’altezza del video, come invece accade tutt’altro che raramente con i TV piatti.
Google TV funziona bene: è una piattaforma reattiva, completa e che mette a disposizione più o meno tutto quello che un utente medio può desiderare, senza dover collegare un dispositivo esterno come Fire TV o Apple TV. La qualità si conferma ottima anche con i videogiochi anche se, a nostro avviso, su questo versante ci sono prodotti più versatili e semplici da usare.
Il Sony A90K paga infatti la disponibilità di sole 2 porte HDMI 2.1, ulteriormente limitate se si sfrutta eARC e anche la farraginosa gestione degli stessi ingressi, affidata manualmente agli utenti che devono saper comprendere e gestire le voci presenti nel menu. Qui Sony deve migliorare e altri concorrenti diretti fanno già di meglio.
Il prezzo di listino è più alto della media (si parte da 1.849 euro): si paga indubbiamente la qualità costruttiva, l’elettronica, il sistema audio esclusivo e anche il blasone del marchio Sony.
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