Nonostante il ban statunitense, Huawei è ugualmente riuscita a produrre prodotti interessanti del calibro del MateBook D14, Matepad 11, e lo smartphone P50 Pro.
Il ban dell’ormai lontano 2019 ha riscritto la storia dell’azienda. L’impossibilità di certificare nuovi smartphone rendendoli compatibili con i servizi di Google ha contribuito al passaggio ad HarmonyOS e il consolidamento di altri asset B2C dell’azienda.
Nel momento in cui scriviamo, Huawei ha una solida offerta di monitor per PC e Mac, ottimi notebook oltre che accessori di primo livello come le FreeBuds 2 Pro.
Per quello che riguarda gli accordi commerciali, Huawei può ancora utilizzare i chip Qualcomm, Intel e AMD sui propri prodotti, ma sembra che le cose possano cambiare molto presto.
L’amministrazione Biden sembra non voglia arretrare riguardo i limiti imposti a Huawei nel commercio con le aziende statunitensi. Il motivo è da ricercare nella situazione geopolitica attuale che vede la Cina in posizione sempre più scomoda.
Se fosse confermata, Huawei avrebbe grande difficoltà a trovare una valida alternativa alle soluzioni AMD e Intel per i propri notebook così come, nell’immediato, i problemi coinvolgerebbero anche il settore smartphone. Al momento Huawei può acquistare da Qualcomm solo chip privi del modem 5G, ma solo 4G.
Qualche settimana fa, era circolata la voce che vede Huawei impegnata a riprendere in mano le redini della sezione Kirin. Per essere pronti a contrastare questo eventuale nuovo livello del ban, sarà necessario del tempo. L’azienda non è pronta a produrre chipset così avanzati come i propri competitor, ma farà sicuramente di tutto per continuare a percorrere la strada intrapresa post ban.
Servirà del tempo per chiarire la posizione USA così come per ottenere le prime risposte di Huawei qualora il ban dovesse essere esteso. Huawei ha dimostrato di voler essere in prima linea nel proporre prodotti di elettronica di consumo avanzati e sicuramente cercherà con tutte le proprie forze di continuare a farlo.
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