Fitbit appartiene ufficialmente a Google

Di Dario d'Elia 15 Gennaio 2021
fitbit

Fitbit da ieri è entrata ufficialmente nell’orbita di Google, a seguito del completamento delle operazioni di acquisizione iniziate il primo novembre del 2019. Grazie a un successo costruito sulle linee Inspire, Charge e Versa la “piccola” azienda californiana è riuscita a cavalcare l’onda dei tracker fitness e degli smartwatch. Oggi rappresenta infatti la quinta forza globale wearable – secondo le rilevazioni IDC – dopo Apple, Xiaomi, Huawei e Samsung.

James Park, CEO, Presidente e Co-fondatore dell’azienda, ieri ha condiviso sul blog ufficiale l’emozione di entrare a far parte di Google. Da ricordare l’esborso da oltre 2,1 miliardi di dollari.

“Quando 13 anni fa io ed Eric abbiamo fondato Fitbit, avevamo un’idea semplice ma audace: aiutare tutti a vivere una vita più sana”, ha scritto. Da allora sono stati venduti 120 milioni di dispositivi in oltre 100 paesi ma nulla è cambiato sui valori e gli obiettivi. Anzi, è probabile che gli oltre 275 trilioni di passi conteggiati e le oltre 15 miliardi di ore di sonno rilevate abbiano contribuito a proseguire sullo stesso cammino.

fitbit retro

Ma cosa cambierà con Google? Secondo James Park sarà possibile rispondere alle esigenze di benessere e forma fisica con tempi di innovazione più rapidi, con una migliore offerta di funzioni e una qualità superiore dei dispositivi. Già oggi è possibile rilevare il battito, il sonno e lo stress, ma con la piattaforma globale di Google tutto appare più che mai illimitato.

Ad ogni modo molte cose non cambieranno, come ad esempio il rispetto per la privacy, la sicurezza dei dati e la massima trasparenza sul loro trattamento. Nulla verrà impiegato per gli annunci di Google e sarà anche assicurato il collegamento con servizi terzi.

“Google è un partner ideale per Fitbit, grazie al quale continueremo a mettere i nostri utenti al primo posto e a contribuire alla nostra missione di rendere tutti nel mondo più sani”, ha concluso il presidente James Park.

Pubblicato il 15 Gennaio 2021
Dario d'Elia
Dario d'Elia

Sono nato nel 1974, esattamente nel momento in cui l'era digitale stava iniziando a varcare i confini dei laboratori per entrare nelle case. Risale proprio a quel periodo uno dei primi microcomputer: il "famoso" IMSAI 8080, che Matthew Broderick usò nel 1983 per violare il supercomputer del Norad nel film "Wargames". Ecco, sono cresciuto in quel periodo di transizione e...Leggi tutto

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