L’arrivo di Apple Vision Pro ha riacceso l’interesse per i visori VR, un mercato in sviluppo da anni che però non è ancora riuscito a decollare. Il primo modello della mela morsicata ha anche riacceso i riflettori su un argomento legato a questi dispositivi: qual è la differenza tra visori VR e visori AR? Quando si può parlare dell’uno o dell’altro?
La risposta non è così banale perché il confine che separa queste due tipologie non è sempre netta, specialmente se si prende in considerazione il mercato consumer. Nel professionale i visori, specialmente quelli AR, sono ormai usati da anni in ambiti specifici per le peculiarità uniche che possono offrire.
I visori VR sono quelli per la realtà virtuale, cioè prodotti capaci di immergere l’utilizzatore all’interno di un mondo artificiale generato completamente dal visore stesso (se integra un processore) o da un dispositivo esterno. La realtà virtuale viene usata soprattutto per l’intrattenimento, ad esempio i videogiochi o la visione di contenuti immersivi. Ne sono un esempio Meta Quest 3 di Meta, il PlayStation VR 2 e anche lo stesso Apple Vision Pro.
Tutti questi prodotti possono riprodurre videogiochi e anche video o addirittura film in 3D, come il visore Apple che su questo tipo di esperienza sembra puntare con forza, visto il dispiego di tecnologie usate per portare titoli in streaming appositamente per questo dispositivo. Ci sarebbero poi esperienza più semplificate come gli accessori che trasformano gli smartphone in visori, ma sono per lo più oggetti di scarsa qualità che sempre meno diffusi, dopo le sperimentazioni effettuate da marchi come Samsung nel recente passato, non andate evidentemente a buon fine.
I visori AR sono invece progettati per sfruttare la cosiddetta realtà aumentata. La differenza rispetto alla realtà virtuale è sostanziale: qui le immagini generate artificialmente si sovrappongono alla realtà, ecco perché si parla di realtà aumentata. Questi visori aprono la strada ad applicazioni molto interessanti: si possono evidenziare parti di oggetti per guidare l’intervento di un tecnico o un progettista, sovrapporre informazioni o indicazioni, generare sfondi od oggetti che si fondono con l’ambiente circostante.
Generalmente questo tipo di visori viene usato in ambito professionale: un esempio è rappresentato da HoloLens di Microsoft. Le applicazioni in altri ambiti sono comunque possibili ma non sono l’obiettivo principale, complici anche i costi che rendono questi prodotti mediamente troppo cari per un utente che non li voglia usare per soddisfare reali esigenze lavorative.
In realtà il confine non è però così netto: molti visori VR possono anche offrire esperienze di realtà aumentata, anche se ci sono scogli non semplici da superare. Come si fa quindi a distinguere quali prodotti appartengono alle due categorie?
Tracciare un confine invalicabile è molto difficile e lo ha dimostrato in modo evidente l’Apple Vision Pro. Il visore di Apple è dotato di numerose fotocamere che possono catturare tutto quello che vede l’utilizzatore per riprodurlo sullo schermo del visore. Questo è anzitutto un modo per non isolare l’utente, che può muoversi nell’ambiente che lo circonda senza togliersi il visore, a patto ovviamente di azionare le fotocamere.
In questa modalità Apple Vision Pro riesce a fondere la realtà con elementi artificiali, rendendosi utile anche per diverse applicazioni professionali. C’è però una limitazione che non si può superare: nessuna fotocamera può riprodurre la realtà senza compromessi, specialmente quelle inserite in un visore. I piccoli sensori delle fotocamere devono aumentare nettamente la sensibilità quando la luce in ambiente cala.
Questo causa l’aumento del rumore video che si manifesta sotto forma di grana e perdita di dettaglio. Anche la dinamica delle immagini non può replicare il mondo reale 1:1: in presenza di forti contrasti, con luci intese e zone d’ombra, le fotocamere devono scegliere a cosa dare priorità perché non riescono a catturare entrambi gli estremi contemporaneamente.
In pratica la differenza tra la realtà e quello che viene catturato tramite le fotocamere si vede e crea uno stacco fin troppo netto con le immagini artificiali, che sono invece sempre perfette. Questo ci porta a ritenere che il visore Apple, ma anche quelli di Meta e tanti altri, siano visori VR che possono anche offrire applicazioni di realtà aumentata. I veri visori AR sono però modelli come gli HoloLens, che grazie alle lenti trasparenti sovrappongono letteralmente il mondo reale, senza frapporre una barriera tra l’utente e l’ambiente che lo circonda.
Questa barriera, costituita da una fotocamera, impedisce di ottenere una vera e propria realtà aumentata ma unisce due elaborazioni artificiali, una delle quali è l’interpretazione del mondo esterno data dai sensori delle fotocamere.
Apple potrebbe presto mettere in pausa la produzione del suo Vision Pro, perlomeno stando alle ultime indiscrezioni riportate da The Information. La produzione del visore AR/VR sarebbe stata drasticamente ridotta già a
Secondo quanto riportato dal celebre analista di TF International Securities, Ming-Chi Kuo, noto per essere particolarmente informato sul mondo della "mela morsicata", Apple avrebbe dimezzato le stime di spedizione per un forte
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