Se vi venisse chiesto di fare il nome dell’azienda simbolo della rivoluzione tecnologica in corso, cosa rispondereste? Forse pensereste subito a colossi del calibro di Apple, Microsoft o Google, attive sia nello sviluppo di prodotti hardware (come smartphone e PC) che software. Eppure, negli ultimi anni, un nome ha catalizzato l’attenzione dei mercati finanziari e dei media: NVIDIA. Da start-up californiana fondata nel 1993 a gigante da oltre 4.000 miliardi di dollari di capitalizzazione, l’azienda ha saputo trasformarsi più volte, intercettando con anticipo i trend che avrebbero cambiato il mondo dell’informatica e del gaming.
Tutto è iniziato con un’intuizione: dare vita a un processore grafico capace di rivoluzionare l’esperienza visiva nei videogiochi per PC. In un’epoca in cui il mercato videoludico era in piena espansione, i fondatori Jensen Huang, Chris Malachowsky e Curtis Priem scommisero sul fatto che la grafica sarebbe diventata sempre più centrale. Una scommessa vincente, che portò al lancio di prodotti iconici come le schede RIVA e, poco dopo, la prima GeForce. In pochi anni, NVIDIA non solo conquistò il cuore dei gamer, ma cambiò radicalmente il concetto stesso di elaborazione grafica. Ma il vero salto di qualità arrivò quando le GPU iniziarono a essere impiegate oltre il gaming, in settori come il calcolo scientifico, la progettazione industriale e l’automotive. Con la piattaforma CUDA, lanciata nei primi anni 2000, NVIDIA trasformò i propri chip in strumenti di elaborazione parallela, rendendoli indispensabili per chiunque avesse bisogno di potenza computazionale.
Da quel momento, l’azienda divenne il cuore pulsante dell’intelligenza artificiale moderna, alimentando data center, supercomputer e piattaforme cloud. Ripercorriamo brevemente la sua storia.
Nata nel gennaio del 1993 e stabilitasi a Santa Clara, in California, nel giugno 1993, NVIDIA si affermò fin dai primi anni come un punto di riferimento nel settore grafico. Dopo la quotazione in borsa al NASDAQ, avvenuta nel 1999 dopo un primo periodo di espansione tra il 1997 e 1998, e il lancio della leggendaria GeForce 256, l’azienda divenne molto presto sinonimo di prestazioni grafiche di alto livello. La strategia fu chiara: innovare costantemente e consolidare la leadership in un mercato in rapida crescita. L’acquisizione della rivale 3dfx nel 2000 segnò una tappa decisiva, permettendo a NVIDIA di rafforzarsi e sbaragliare la concorrenza dei principali competitors.
Se nel gaming NVIDIA aveva già conquistato la leadership, fu con CUDA che la sua traiettoria cambiò radicalmente. Questa piattaforma consentì di sfruttare le GPU non solo per la grafica, ma anche per applicazioni scientifiche e industriali. Il risultato fu un’adozione massiccia da parte di università, laboratori di ricerca e grandi aziende tecnologiche. Ancora oggi, oltre il 75% dei supercomputer più potenti al mondo utilizza chip NVIDIA.
Con l’esplosione dell’AI generativa e dei modelli di deep learning, NVIDIA si è trovata a essere una delle aziende protagoniste della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Basti pensare che le sue GPU sono diventate lo standard de facto per addestrare e far funzionare reti neurali di dimensioni sempre più imponenti. Aziende come OpenAI, Google e Meta si affidano quotidianamente all’hardware NVIDIA per spingere oltre i limiti dell’intelligenza artificiale. Non sorprende che la quota di mercato delle GPU dedicate all’AI per NVIDIA superi (nel momento in cui stiamo scrivendo questo articolo) l’80%.
Nonostante il predominio nell’AI, l’azienda non ha dimenticato le proprie radici. Ancora oggi offre servizi di cloud gaming con GeForce NOW, sviluppa SoC della linea Tegra per dispositivi mobili ed è impegnata su molteplici altri fronti ancora.
Dal 2023 al 2025 la crescita di NVIDIA è stata vertiginosa. In appena due anni, la capitalizzazione è passata da 1.000 a oltre 4.000 miliardi di dollari, superando anche colossi come Apple e Microsoft. Un risultato che non ha precedenti nella storia della tecnologia e che dimostra quanto la domanda di potenza di calcolo sia ormai centrale nell’economia globale.
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