Google è nel pieno della sua strategia “Pixel X/X Pro/XL”, con ogni modello pensato per spiccare in modo diverso. Tra il Pixel 10 standard e i modelli Pro/XL c’è un intervallo significativo, non solo di prezzo ma di scelte tecniche.
Ho trascorso qualche settimana con il Pixel 10 come telefono principale, comparandolo anche al Pro XL (di cui vi parleremo in una recensione a sé stante), per capire se ha senso – per l’utente medio – puntare su questo modello. La risposta è: sì, molto spesso. Ma non senza qualche compromesso.
Il Google Pixel 10 si presenta con misure che tendono verso quelle “giuste”: 152,8 × 72,0 × 8,6 mm e un peso di 204 grammi. Non è leggerissimo, ma rispetto al Pro XL la differenza si sente. Quando lo tiri fuori dalla tasca, lo impugni, lo muovi con una mano, non ti senti di dover rinunciare troppo per aver scelto la versione “non XL”. È poi un telefono solido: bordi in metallo o metallo lucidato (dipende dalla versione), vetro protettivo Gorilla Glass Victus 2 sul frontale, retro probabilmente trattato per reggere graffi e usura quotidiana; importante anche la certificazione IP68 che lo rende resistente a polvere e acqua – dettaglio che ormai dovrebbe essere scontato su dispositivi di questo livello, ma non lo è sempre.
Il frame laterale è ben integrato, ma le cornici attorno al display restano visibili: non quelle di 5 anni fa, ma certo non sottilissime come su alcuni concorrenti. È un compromesso: meglio avere cornici un po’ più spesse ma ricezione, componenti interni e robustezza migliori, piuttosto che sacrificare questi per essere “più futuristico”. I tasti (accensione, volume) hanno un buon feedback, né troppo molli né troppo duri; il bilanciamento generale è buono.
Il sensore d’impronte, posto sotto il display, è rapido e preciso; lo sblocco è veloce. L’Always-On Display è utile: consente di vedere informazioni basilari anche a telefono chiuso senza consumare troppo.
Schermo: un pannello OLED da 6,3 pollici, rapporto 20:9, risoluzione 1080 × 2424 pixel, con protezione Gorilla Glass Victus 2. L’azienda di Mountain View dichiara una luminosità di picco altissima (2000 nit, con punte HDR fino a 3000 nit), e nella maggior parte delle situazioni – anche sotto sole forte – lo schermo regge bene. Non è al livello di alcuni competitor che spingono luminosità oltre i 3000 sempre, ma per uso quotidiano è più che sufficiente.
Interessante la gestione del refresh rate: 60-120 Hz variabili, ma – rispetto al modello Pro – manca la possibilità di scendere fino a 1 Hz nelle schermate statiche. Ciò significa che in certi casi, quando lo schermo non cambia, il risparmio energetico non è ottimale come sul Pro. Però nella maggior parte delle attività (scrolling, interazione, gioco leggero) si avverte una fluidità molto buona, con transizioni limpide, animazioni ben gestite, colori vividi e neri profondi tipici degli OLED.
Alla base del Pixel 10 c’è il Tensor G5 su processo a 3 nm, accompagnato da 12 GB di RAM e opzioni di memoria interna da 128 o 256 GB non espandibili. In uso quotidiano, l’accoppiata funziona bene: apertura di app, multitasking, navigazione web, social, video streaming non mettono in crisi il sistema. Il dispositivo risponde prontamente, quasi senza lag, anche con più app aperte.
Tuttavia, quando si sollecita davvero – giochi pesanti, uso continuo del 5G, sessioni fotografiche intense – il G5 mostra limitazioni: un surriscaldamento non drammatico, ma percepibile; consumo energetico più alto; in certe situazioni si avverte qualche micro-scatto o rallentamento nelle transizioni più estreme. Non è il difetto di un telefono low-cost: sono i vincoli fisiologici di componenti che operano a limiti elevati.
Uno dei nodi cruciali per ogni smartphone: quanto dura realmente una giornata? Il nuovo Pixel 10 monta una batteria da 4935 mAh. In una giornata stressante (molto uso dati, GPS, 5G, luminosità spinta), con lo schermo acceso per 4-5 ore, ci si può aspettare di arrivare a sera con circa 15-20% di carica residua. In condizioni più rilassate (WiFi prevalente, uso moderato), la fine della giornata porta quasi al 25-30%. Non è il massimo assoluto, non è “battery phone”, ma è nella media alta per un telefono di questa fascia con queste caratteristiche.
troLa ricarica via cavo raggiunge i 30 Watt: 50% in circa 30 minuti, carica completa in circa un’ora e mezza. Non è il più veloce sul mercato, specie se confroffeontato con competitor che puntano a 65, 80, anche 100 Watt e oltre, ma non è neanche lento. Supporta anche la ricarica wireless via magnete Pixelsnap fino a 15 Watt – utile se hai supporto adatto, ma non è certo un charging da record.
Pixel 10 arriva con Android 16, versione “pura”, vale a dire libera da interfacce pesanti o da troppe personalizzazioni superflue. Google interviene con le proprie feature distintive: traduzione in tempo reale nel dialer, trascrizione del parlato, risposte automatiche, audio emoji, filtri sulle chiamate (anti spam), ecc. Sono dettagli che nella pratica contano: non cambiano radicalmente la vita, ma offrono comodità reali.
Un punto forte è la promessa di 7 anni di aggiornamenti major: un segnale chiaro che Google vuole giocare anche su longevità e sicurezza, non solo su hardware e prestazioni. Questo elemento fa la differenza sul lungo termine, soprattutto considerando che molti concorrenti garantiscono 3-5 anni, non di più.
Ricezione e chiamate: nessun problema degno di nota. Compatibilità con eSIM, ottima gestione del 5G, buona ricezione anche in situazioni non ottimali (dentro edifici, zone periferiche). Il vivavoce è stereo: aiuta molto per video o contenuti multimediali.
L’audio in uscita è potente e ben definito, senza distorsioni eccessive anche ad alti volumi. L’audio dalle cuffie (USB-C o Bluetooth) mantiene qualità elevata. Un piccolo difetto: la vibrazione è meno decisa rispetto al modello Pro; in ambienti rumorosi potrebbe sfuggire una notifica se il telefono non è in vista. È una di quelle cose che non colpiscono in uno spec test, ma nella vita quotidiana contano.
Se c’è un settore in cui il Pixel 10 brilla, è quello fotografico. Google ha ormai maturato una tradizione in questo campo, e qui si percepisce bene l’esperienza consolidata.
Per quanto riguarda i video: qui emergono i limiti più marcati. Il Pixel 10 registra 4K a 60 fps solo con la fotocamera principale; manca il supporto 8K, e non tutte le lenti (grandangolo, tele) supportano il video alla stessa risoluzione. Per chi usa lo smartphone per contenuti video seri, queste mancanze si fanno sentire. La stabilizzazione è però buona, il microfono lavora bene, la resa cromatica nei video è convincente, ma non da “cinema”.
Fotocamera frontale: 10,5 Megapixel, con campo ultra-grandangolare di circa 95°, utile per selfie di gruppo, videochiamate, uso quotidiano. Fa il suo dovere, ma non stupisce particolarmente.
Il prezzo di partenza è 899 euro per la versione 12/128 GB. Parliamo di una cifra oggettivamente competitiva, soprattutto se si considera la qualità fotografica, il display, la solidità costruttiva, gli anni di aggiornamento che Google promette.
Il Pixel 10 è un telefono che ha senso. Non è perfetto, ma nella maggior parte degli scenari d’uso è ben bilanciato. Se vuoi un telefono che faccia ottime foto, che duri abbastanza, che si aggiorni a lungo, che abbia un display valido e che non sia enorme/pesante, allora questo Pixel 10 può essere la scelta più saggia – soprattutto rispetto al Pro XL: sacrificando qualcosa, risparmi e guadagni in maneggevolezza e comfort.
Se invece sei un creatore di contenuti video professionale, se usi molto il tele o vuoi il massimo in risoluzione video o la più alta autonomia possibile, allora il modello Pro o uno dei concorrenti potrebbe essere la scelta più adatta.
Nel bilancio finale, per un utenza normale da social, multitasking, foto, streaming, uso giornaliero, il Pixel 10 rappresenta uno dei migliori compromessi oggi reperibili.
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