Nel vasto universo del Web, il linguaggio si evolve continuamente e questo dà vita a un ricco vocabolario di sigle e parole che caratterizzano il mondo tech. Questo nuovo modo di comunicare, fatto di termini informali e per certi versi giocosi, riflette l’energia e la creatività della comunità online, offrendo un’interessante finestra sul vocabolario utilizzato dalle nuove generazioni (e non solo) per comunicare con altre persone nel mondo digitale.
Naturalmente quelli elencati di seguito non rappresentano un elenco esaustivo di sigle e parole usate online: sono una piccolissima fetta della grande quantità di termini che ormai sono entrati a far parte del linguaggio quotidiano. Andare a esaminarli più da vicino potrà essere particolarmente utile a chiunque si stia avvicinando al mondo virtuale solo ora.
Sebbene spesso utilizzati (erroneamente) in modo intercambiabile, “hacker” e “cracker” hanno significati distinti. Un “hacker” è generalmente un esperto di informatica che utilizza le proprie abilità per risolvere problemi o migliorare sistemi, contribuendo alla sicurezza della community online; mentre un “cracker” è colui che sfrutta le proprie conoscenze per sfruttare minacce informatiche di vario genere al fine di violare smartphone, tablet e computer degli “internauti” (gli utenti di Internet).
Tra le espressioni più diffuse della Rete ci sono sicuramente “LOL” e “ROFL”. LOL, acronimo di “Laughing Out Loud”, viene utilizzato per indicare una risata forte e chiara, mentre ROFL, abbreviazione di “Rolling On the Floor Laughing”, esprime una risata ancora più intensa, tanto da far rotolare (almeno metaforicamente) qualcuno per terra.
I meme e le GIF sono diventati termini piuttosto popolari. Questi contenuti di tipo visuale, contenenti solitamente del testo in sovrimpressione, vengono utilizzati per comunicare emozioni, situazioni o opinioni in modo rapido ed efficace. Visto l’ampio uso di simili immagini sui social network e sulle piattaforme di messaggistica istantanea, il loro impatto sulla cultura Web è innegabile.
Nel mondo della tecnologia si sente spesso parlare di “beta testing”. Di cosa si tratta? Del processo mediante cui un software (un’app, un sistema operativo, etc.) viene testato da un gruppo ristretto di utenti prima del suo lancio pubblico. Durante questa fase, vengono individuati e risolti dei “bug”, ovvero degli errori presenti nel codice che possono influenzare il corretto funzionamento del software. I beta tester forniscono preziosi “feedback” agli sviluppatori, ovvero dei responsi su come possono migliorare la qualità del prodotto finale.
“FOMO”, acronimo di “Fear Of Missing Out”, esprime la paura di perdere un’opportunità o un evento importante o di essere tagliati fuori rispetto al resto del mondo in relazione a un certo evento (ad esempio viene lanciato una nuova piattaforma e, per paura di essere tagliati fuori, ci si iscrive perché lo fanno tutti). Al contrario, “JOMO”, acronimo di “Joy Of Missing Out”, celebra la gioia di disconnettersi e godersi il proprio tempo senza la paura di perdersi qualcosa causata dalle pressioni sociali del mondo online. Entrambe le espressioni sono un chiaro “testimone” delle complesse dinamiche della vita moderna pesantemente influenzata dalle realtà digitali.
Il termine “troll” è utilizzato per descrivere individui che provocano deliberatamente conflitti o suscitano reazioni negative online, spesso attraverso commenti offensivi o controversi. Un “flame” è una discussione online accesa e spesso volatile, caratterizzata da scambi di insulti e polemiche. La gestione dei troll e dei flame è una sfida costante per le comunità online. Per “dissing”, invece, si intende prendere in giro, criticare o addirittura insultare una persona online (il termine, prima di essere accostato al mondo online, è stato usato inizialmente nella musica rap per indicare un brano con cui si criticava o insultava qualcun altro, solitamente un altro cantante rap).
L’“AI” è la sigla inglese che sta per Artificial Intelligence (in italiano IA o intelligenza artificiale). La tecnologia dei “deepfake” (che basa il suo funzionamento anche sull’uso dell’AI), invece, è una tecnica che permette di creare video e immagini manipolate in modo realistico, spesso utilizzati per diffondere disinformazione o influenzare l’opinione pubblica.
Il “clickbait” è un titolo o la copertina di un video ingannevole che ha l’obiettivo di attirare l’attenzione degli utenti e generare clic su contenuti online, che consentono agli editori di trarre dei profitti grazie alla pubblicità.
Quando al nome di una piattaforma (es. TikTok, YouTube, Instagram, etc.) viene aggiunto il suffisso “er”, viene formata una parola che indica l’utente che crea contenuti sfruttando la piattaforma in questione. Per esempio, un tiktoker è colui che crea contenuti su TikTok, uno youtuber è una persona che crea contenuti su YouTube e un instagrammer è un utente che condivide contenuti su Instagram.
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