Polaroid Now versus Polaroid Go: fotocamere istantanee in stile anni ’80

La Polaroid Now strizza l'occhio al passato mentre la Polaroid Go sembra rivolgersi ai piccoli.
Di Dario d'Elia 30 Dicembre 2021
polaroid now e go

La Polaroid Now e la Polaroid Go sono l’ultima generazione di macchine fotografiche istantanee eredi della storica OneStep 600 del 1983. In questi quasi quarant’anni è cambiato tutto: dalla proprietà alla tecnologia. Ciò che è rimasta invariata è la sensazione magica di poter fare uno scatto e ottenere (quasi) immediatamente la sua stampa su carta. Bisogna ammettere che il risultato finale è molto diverso rispetto a ciò a cui siamo abituati. Il nostro occhio assuefatto al digitale e quindi all’alta risoluzione, ai colori saturi, all’alto contrasto e all’intensa luminosità perde un po’ le coordinate su queste foto. Il formato è piccolo, la messa a fuoco è imperfetta, i colori risultano slavati come in una vecchia cartolina degli anni ’80. Differente insomma l’effetto a una ben più “tradizionale” Fujifilm Instax Mini 11Kodak Printomatic. Ma è questo il fascino delle Polaroid. Ecco quindi un confronto tra i due modelli più gettonati e più regalati: la più grande Now e la piccola Go che per altro costano tra i 90 e i 100 euro.

Quasi modernariato

Il design della Polaroid Now ricorda molto i modelli del passato e infatti le dimensioni sono piuttosto importanti: 94 x 112,2 x 150,2 mm. Ma forse è il peso senza pellicola di questa camera in policarbonato a impressionare di più (434 grammi), quindi attenzione a voler fare il turista con la macchina appesa al collo. Dopodiché l’essenzialità del dispositivo è quasi frugale perché oltre al tasto di scatto c’è solo un LED con il numero di scatti a disposizione, l’accensione (che può disattivare il Flash), un tastino frontale per gli autoscatti, un mirino e una porta USB di tipo A per la ricarica. La batteria integrata da 750mAh dovrebbe consentire circa un centinaio di scatti.

Polaroid Now Keith Haring Edition

Polaroid Now Keith Haring Edition

La Polaroid Go è più graziosa e contemporanea nelle forme. Una sorta di citazione in piccolo della Polaroid Now. Misura solo 100 x 80 x e 60 mm e pesa 242 grammi senza pellicola. Volendo può stare in un tasca ed è perfetta anche per le mani dei più piccoli. Anche in questo caso i comandi sono ridotti all’osso: c’è solo il tasto per gli scatti, il tasto per Flash, una porta USB e un LED con il numero di scatti a disposizione. L’autonomia è di circa un centinaio di scatti o poco più.

In sintesi la Polaroid Now è possente ma ricorda i vecchi modelli; chi però non conosce il mondo Polaroid potrebbe trovarla un po’ goffa e ingombrante. La Polaroid Go invece è comoda da portare in giro. Affascinante la prima; funzionale la seconda.

Quel che conta davvero: lo scatto

La Polaroid Now monta due lenti da 35 e 40 mm che in automatico entrano in azione a seconda della distanza del soggetto rilevata da un sensore. Il problema è che quest’ultimo non è sempre perfetto nella sua azione e a volte le foto appaiono un po’ sfocate, anche se con il mezzo click del tasto di scatto si è attivato l’autofocus. Inoltre il Flash è attivo di default perché la macchina soffre le condizioni di bassa luminosità. L’altra possibilità è quella della doppia esposizione: in pratica fondere due immagini in una. Il risultato in ogni frangente è sempre di fotografie che sembrano provenire da un’altra epoca: colori un po’ stinti, profili dei soggetti sfumati… Davvero, come le vecchie Polaroid degli anni ’80. Da ricordare che per chi desidera strumenti più creativi c’è anche la Polaroid Now+ che include 5 filtri colore per personalizzare gli scatti, la modalità treppiede, la priorità di apertura e il supporto Bluetooth.

polaroid itype

Con la Polaroid Go si ottengono risultati analoghi o di poco inferiori, e le possibilità di regolazione e intervento sono minime poiché non c’è l’autofocus e tutto si gioca sul fuoco fisso. Si può giocare solo con Flash, doppia esposizione e autoscatto. Per altro bisogna ricordarsi di non scendere sotto i 50 centimetri di distanza dal soggetto per non rischiare immagini troppo sfocate.

Polaroid Go

Polaroid Go

Polaroid Now ha il vantaggio del formato delle pellicole I-Type poiché le foto misurano 10,7 x 8,8 cm e quindi considerando l’ampia e iconica cornice bianca l’area di immagine reale è di 7,9 x 7,7 cm. Mentre la Go si deve accontentare di pellicole omonime di 6,7 ​​x 5,4 cm e un’area di immagine di 4,7 x 4,6 cm. Da considerare poi che ogni confezione di I-Type a colori, monocromatiche o speciali ha una cassetta da 8 scatti e costa circa 16 euro; mentre le Go sono vendute con due cassette da 8 scatti ciascuna e un prezzo da circa 20 euro. Per risparmiare l’unica possibilità è acquistare le confezioni in grandi formati.

Infine un dettaglio importantissimo: oggi l’agente chimico impiegato da queste pellicole sviluppa le foto in circa 15 minuti e richiede il buio o comunque di ridurre l’esposizione alla luce al minimo. In pratica dopo ogni stampa l’ideale è mettere le foto in un libro oppure rivolte verso il basso su un tavolo.

In conclusione

Polaroid Now offre complessivamente una qualità fotografica superiore rispetto alla Now sia perché dispone di autofocus che per il Flash leggermente più grande. Ovviamente anche il formato delle foto aiuta, ma comunque è bene considerare che il risultato sarà sempre un po’ slavato e poco nitido in stile anni ’80. Poi è disponibile anche in tante cromie diverse ed edizioni speciali come ad esempio quelle dedicate a Keith Haring o Mandalorian. La Go è solo in bianco ma ha il vantaggio della trasportabilità e di essere perfetta per i bambini. Le foto sono davvero piccole, ma per le composizioni in alcuni casi potrebbe essere quasi un vantaggio. E se proprio non potete fare a meno della qualità digitale dei vostri scatti smartphone allora concedetevi la piccola stampante portatile wireless Polaroid HiPrint.

Pubblicato il 30 Dicembre 2021
Dario d'Elia
Dario d'Elia

Sono nato nel 1974, esattamente nel momento in cui l'era digitale stava iniziando a varcare i confini dei laboratori per entrare nelle case. Risale proprio a quel periodo uno dei primi microcomputer: il "famoso" IMSAI 8080, che Matthew Broderick usò nel 1983 per violare il supercomputer del Norad nel film "Wargames". Ecco, sono cresciuto in quel periodo di transizione e...Leggi tutto

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