Qual è la miglior tecnologia OLED disponibile ad oggi per i monitor? La domanda può suonare strana, dato che la disponibilità di monitor OLED per PC è molto recente. Se però si analizzano i prodotti disponibili, la situazione si presenta molto meno semplice di come potrebbe apparire. Il mercato dei monitor ripropone infatti la stessa dicotomia che sussiste anche nei TV: ne abbiamo parlato di recente nel nostro confronto tra i QD-OLED Samsung S95B e Sony A95K.
Per i monitor in realtà c’è un’ulteriore complicazione: oltre agli WOLED di LG Display e ai QD-OLED Samsung c’è una terza tipologia di schermi, gli OLED RGB realizzati da JOLED, una joint venture che vede la partecipazione di INCJ, Japan Display, Sony e Panasonic. Ogni tipologia ha pregi e difetti ben individuabili e soprattutto si sposa bene con alcuni scenari di utilizzo, risultando molto meno adatta in altre situazioni.
I monitor WOLED, cioè a OLED bianchi, sono l’aggiunta più recente. Sebbene la tecnologia sia derivata da quella che LG Display impiega da ormai 10 anni per i televisori, l’adattamento verso schermi molto più piccoli ha richiesto tempo, necessario anche per proporre prodotti che avessero un prezzo sensato per il mercato. Un’eccezione in realtà ci sarebbe: parliamo del LG 48GQ900, anche se a ben vedere si tratta semplicemente di un TV OLED da 48″ privato dei sintonizzatori TV e arricchito con alcune porte molto diffuse sui monitor, ad esempio un ingresso DisplayPort e le USB.
Monitor OLED Asus ROG Swift OLED PG27AQDM
I primi monitor veri e proprio sono stati introdotti solo quest’anno in due dimensioni diverse: 27″ e 45″. Gli schermi da 27″ hanno una risoluzione Quad HD, corrispondente a 2.560 x 1.440 pixel in formato 16:9. Quelli da 45″ sono sempre Quad HD ma in formato panoramico, ovvero 3.440 x 1.440 pixel in 21:9. C’è anche un’altra differenza: i 27″ sono piatti mentre i 45″ sono curvi. Quali sono i principali pregi di questi prodotti? Anzitutto è bene chiarire subito la destinazione d’uso con cui sono stati progettati: si tratta di monitor per videogiochi, non a caso i due modelli realizzati direttamente da LG, il 27GR95QE e il 45GR95QE, fanno entrambi parte della gamma UltraGear.
In pratica si tratta di monitor che ampliano l’offerta di LCD già presente nella gamma LG, affiancandosi a modelli come il 27GP95R, il LG 27GP950 e altri schermi di fascia più bassa come LG 27GP850P. Il 45″ non ha invece alternative con pari diagonale: quello che gli si avvicina maggiormente è il 38GL950G, un LCD da 38″ in formato 21:9. Confrontando le specifiche si nota che gli OLED sono caratterizzati da una risoluzione più bassa rispetto alle controparti LCD di fascia simile. Per contro ci sono tutta una serie di vantaggi tutt’altro che trascurabili: oltre all’altissimo rapporto di contrasto, merito della tecnologia con emettitori organici, abbiamo anche un tempo di risposta bassissimo, soli 0,03 ms misurati da grigio a grigio (GtG).
Monitor OLED LG 45GR95QE
Se si aggiunge poi una frequenza di aggiornamento a 240 Hz, si ottiene un’immagine priva di scie o trascinamenti oltre ad una prontissima risposta ai comandi. Ovviamente c’è la compatibilità con HDR con una luminosità che raggiunge un picco di 1.000 nit sia sul 27″ sia sul 45″. Non manca nemmeno il supporto al Variable Refresh Rate che include anche G-Sync di NVIDIA e FreeSync Premium di AMD. Nel corso dell’anno arriveranno altri modelli oltre a quelli realizzati direttamente da LG Electronics, come ad esempio il ROG Swift OLED PG27AQDM di Asus. Le caratteristiche saranno praticamente le stesse perché i pannelli sono esattamente identici, tutti LG Display.
La struttura dei pixel è WBGR, cioè composta da un sotto-insieme di 4 sub-pixel affiancati (bianco, blu, verde e rosso), rende questa tipologia di monitor un po’ meno adatta alla produttività: i testi appaiono meno definiti rispetto ad altre tecnologie. Non si tratta di una differenza enorme ma è bene saperlo se si intende usare lo schermo del PC anche per lavoro. Come abbiamo detto questa tipologia di prodotti è del resto chiaramente indirizzata ai video-giocatori più esigenti, non a caso mancano anche alcune porte, come le USB-C, che sono solitamente presenti su modelli che puntano a soddisfare altre esigenze.
I monitor QD-OLED sono arrivati sul mercato nel corso del 2022. La prima a proporli è stata Dell tramite il marchio Alienware con il modello l’AW3423DW, al quale si è poi aggiunto un secondo modello molto simile, l’AW3423DWF. Nel corso del tempo l’offerta si è progressivamente ampliata e conta ora su un buon numero di alternative: citiamo ad esempio il Philips Evnia 34M2C8600, il MEG 342C di MSI e il Samsung Odyssey Neo G8 S34BG850SU. Anche in questo caso, come per dei WOLED LG, il produttore dei pannelli è sempre lo stesso: Samsung Display.
Se invece si spazia includendo anche altre tecnologie, esistono altre scelte in campo LCD: restando in casa Philips c’è l’ Evnia 34M2C7600MV, con lo stesso formato, diagonale e risoluzione, oppure si possono prendere in considerazione l’Acer Predator X34GS o l’Asus ROG Strix XG349C, tenendo però a mente che, al di là delle caratteristiche, i pregi e i difetti delle due tecnologie, QD-OLED e LCD, li rendono soluzioni adatte per scopi simili ma con risultati pratici molto diversi in termini di resa in ambienti ben illuminati, rapporto di contrasto e livello del nero.
Non ci sono pertanto differenze sostanziali tra un prodotto e l’altro, se non nelle funzioni supportate, nelle connessioni disponibili ed eventualmente a livello di qualità costruttiva. Gli schermi QD-OLED combinano i Quantum Dot con gli emettitori organici e offrono perciò tutti i pregi di un monitor OLED, cioè altissimo rapporto di contrasto e una gamma dinamica molto estesa. La presenza dei Quantum Dot serve per rappresentare colori più saturi anche quando la luminosità si alza sensibilmente. La struttura dei pixel è RGB, con il blu ottenuto direttamente tramite gli emettitori OLED mentre rosso e verde sono ricavati dai Quantum Dot.
Monitor QD-OLED Alienware AW3423DW
Come per i WOLED, anche i QD-OLED disponibili ad oggi sono prevalentemente indirizzati agli appassionati di videogiochi. I motivi sono i medesimi: anche i QD-OLED garantiscono tempi di risposta bassissimi e possono aggiornare le immagini a 175 Hz. Sono quindi particolarmente adatti per immagini molto dinamiche e soprattutto per assicurare che i comandi non arrivino mai in ritardo rispetto al video. Rispetto ai monitor WOLED non ci sono differenze a livello di funzionalità: HDR e Variable Refresh Rate sono pienamente supportati.
A cambiare sono altri aspetti, primo tra tutti la dimensione dei monitor. I QD-OLED attualmente in vendita sono tutti 34″ curvi con risoluzione QHD in formato panoramico, la stessa che troviamo sui WOLED da 45″. Sono quindi 3.440 x 1.440 pixel in formato 21:9. Le altre differenze sono invece di natura tecnologica: i pixel, i piccolissimi quadratini che vanno a determinare la risoluzione degli schermi, sui QD-OLED hanno una struttura triangolare, con il rosso, il verde e il blu posti ai vertici. Questa caratteristica particolare crea degli aloni colorati intorno ai testi che risultano così meno definiti e più faticosi da leggere.
Monitor QD-OLED Samsung Odyssey G8QNB
Il fenomeno è simile a quello descritto per i WOLED ma più accentuato. Durante le sessioni di gioco non è un problema perché immagini così dinamiche non permettono di notarlo. È anche probabile che gli utenti si allontanino un po’ di più dal monitor mentre giocano. Quando invece si parla di produttività, quindi elaborazione di testi, tabelle o si visualizzare applicazioni con interfacce ricche di testo, i QD-OLED risultano molto meno adatti perché in tutti questi casi la distanza di visione è sicuramente ravvicinata e quello che si osserva sui monitor è statico.
C’è infine da considerare che i QD-OLED reagiscono alla luce presente in ambiente ingrigendo il nero, che nonostante la tecnologia OLED risulta non più così profondo. La causa è da ricercare nella mancanza di un filtro efficace posto sul lato frontale dei monitor, quello che in gergo si chiama “polarizzatore”. Tradotto in parole semplici: se si usa un QD-OLED in ambienti ben illuminati e la luce finisce sullo schermo, il nero peggiora e di pari passo anche il contrasto percepito. Nel corso del 2023 si aggiungerà poi un nuovo taglio, presentato lo scorso gennaio al CES di Las Vegas: un 49″ curvo in formato 32:9 con risoluzione di 5.120 x 1.440 pixel.
L’ultima tipologia di monitor OLED che andiamo a trattare è stata in realtà la prima ad arrivare sul mercato. Si parla di OLED “ink jet” perché vengono prodotti tramite un processo che ricorda la stampa a getto di inchiostro. La struttura dei pannelli è la più convenzionale: sono RGB, quindi con un pixel rosso, uno verde e uno blu. I primi esemplari con pannelli di questo tipo sono stati commercializzati a partire dal 2019, con modelli come l’Asus ProArt PQ22UC, un 22″ con risoluzione Ultra HD. Successivamente sono arrivati i 32″ e poi i 27″, sempre con risoluzione Ultra HD in formato 16:9.
Monitor OLED LG 32EP950
La destinazione d’uso è molto diversa rispetto ai monitor WOLED e ai QD-OLED: prodotti come gli LG 27EP950, 32EP950 o Asus ProArt Display OLED PA32DC sono indirizzati ai professionisti che necessitano di schermi di altissima qualità e precisione per lavorare. Si parla ad esempio di montaggio video a livello professionale. Non a caso vengono venduti con una regolazione di fabbrica già molto accurata, che in alcuni casi, come l’Asus che abbiamo citato, è certificata con soglie di errore bassissime, invisibili a occhio e ininfluenti anche per chi richiede la fedeltà più elevata.
Non troviamo quindi funzioni legate al gioco, frequenze di aggiornamento elevate, Variable Refresh Rate o altre tecnologie non direttamente legate al mondo professionale. Tutto è votato alla massima produttività: non sorprende dunque che su questi OLED non ci siano problemi nella lettura di testi. Il conto da pagare per l’alta qualità è però davvero molto salato: per un 27″ si parte dai 3.000 euro di listino e si sale ad almeno 4.000 euro per il 32″. Sono chiaramente cifre fuori dalla portata di un utente medio, ma come abbiamo detto questa tipologia di schermi si rivolge espressamente a chi ha esigenze molto specifiche, per tutti gli altri investire somme così alte non porterebbe nessun beneficio realmente utile.
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