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Recensione DJI Osmo 360 con risoluzione 8K a 50 fps: effetto wow garantito

La nuova DJI Osmo 360 è la migliore alternativa alla Insta360 X5. La risoluzione è record e il prezzo è competitivo. E' l'alternativa a Insta360.
Di Dario d'Elia 11 Ottobre 2025
5 minuti di lettura
DJI Osmo 360 action cam recensione

DJI Osmo 360 è la prima videocamera 360° del noto marchio cinese che sfida anche in maniera sfacciata la supremazia di Insta360. Dopo droni, action camera tradizionali e sistemi di stabilizzazione come la serie Ronin ecco il compito più difficile: spodestare la regina delle riprese immersive, appunto Insta360 X5. Il tentativo avviene tramite un modello con doppio display touch e doppia lente grandangolare inclusi in uno chassis compatto e leggero.

Il kit Combo Standard da 479,99 euro prevede una batteria da 1950 mAh, la custodia, un panno, il cavetto USB-C e la protezione per la lente, mentre il kit Combo Adventure costa 629,99 euro e aggiunge ulteriori due batterie, un aggancio rapido con snodo per gli accessori, l’Invisible Selfie Stick (max 1,2m) e una custodia multifunzione per due batterie.

DJI Osmo 360, tecnicamente parte già premium

Osmo 360 gioca la carta delle caratteristiche premium con almeno un dato record: la capacità di registrazione video 360° con una risoluzione 8K a 50 fps; Insta360 X5 si ferma a 30 fps. Supporta anche le modalità 6K a 60fps, ma in modalità classica l’ideale è il 4K a 100 fps (perfetto per lo slow motion) oppure con la funzione Boost 4K a 120 fps con visione a 170 gradi. Il 5K a 60 fps invece offre un’apertura wide da 155 gradi. Attenzione però, perché se non si ha intenzione di usare il 360° la qualità di una action cam classica di fascia alta è mediamente superiore. Per la fotografia, Osmo 360 può scattare panoramiche con singolo sensore fino a 120MP.

DJI Osmo 360 con supporto

DJI Osmo 360 con supporto agganciato

Tutto questo è possibile anche grazie al contributo di due sensori CMOS da 1/1,1 pollici di forma quadrata. Si tratta di una novità per il settore poiché la forma più comune è rettangolare, ma questa evoluzione dovrebbe assicurare una migliore efficienza complessiva (+25%) sia in condizione di luce che con scarsa illuminazione. Ed è proprio grazie a questo innalzamento della qualità che la creazione dell’immagine sferica a 360° appare così fluida nei contorni. Inoltre l’apertura del diaframma f/1.9 permette una maggiore cattura della luce e insieme a una dinamica di 13.5 stop vengono esaltate le situazioni ad alto contrasto, come ad esempio il tramonto.

Infine si stima che l’autonomia possa essere all’altezza di ogni situazione considerando la promessa di 100 minuti di registrazione continua in 8K a 30fps e fino a 190 minuti in 6K a 24fps. Il 50% della ricarica si raggiunge in poco più di 10 minuti.

La dotazione è completata da 128GB di memoria interna, di cui 105 GB realmente disponibili; ovviamente non manca lo slot per microSD (fino a 1TB). DJI assicura anche una resistenza ai liquidi fino a 10 metri di profondità, grazie alla certificazione IP68, ma il consiglio è non usarla davvero sott’acqua poiché la tenuta nel tempo non è assicurata; diciamo che è la pioggia quella che non spaventa. Invece per quanto riguarda la temperatura operative si parla di una soglia compresa tra -20°C e +45°C.

DJI Osmo 360, tanti pregi e qualche limite

Nell’esperienza di ripresa emerge immediatamente il vantaggio di un design compatto e leggero – 183 g contro i 199g dell’Insta360 X5, che assicura grande maneggevolezza. La tecnologia RockSteady 3.0 però non sembra essere allo stesso livello di quella Insta360, quando inizia a calare la luce. Invece nulla da dire sulla funzione Horizontal Lock che mantiene l’orizzonte fisso: perfetto.

Comodissimo e sicuro poi il sistema di montaggio magnetico per accessori e selfie stick della linea DJI Action; c’è ovviamente anche l’aggancio standard da ¼ pollici. Ottima poi la qualità video, soprattutto in condizioni di buona illuminazione: i colori risultano vivaci, a volte forse un filo troppo saturi. Ad ogni modo c’è la possibilità di affidarsi a una ripresa con profilo 10-bit D-Log M che esalta la gamma dinamica e i dettagli. In condizione di bassa luminosità si rileva un passo in avanti affidandosi alla modalità “SuperNight”.

DJI Osmo 360 ripresa

DJI Osmo 360, inquadratura

Peccato solo l’assenza della possibilità di sostituire la lente, anche se DJI mette a disposizione un kit di protezione opzionale. Per l’audio è vivamente consigliato un microfono esterno, magari wireless DJI. Lo schermo da 2 pollici touch – ma si può interagire anche vocalmente (in inglese), via app DJI MIMO o con gesture – forse è un po’ troppo piccolo e quando viene orientato orizzontalmente qualcuno potrebbe trovarsi in difficoltà.

Non mancano comunque tante modalità di ripresa, strumenti di personalizzazione e il passaggio dalla ripresa frontale a quella posteriore e viceversa, avviene fluidamente. Per l’editing l’app MIMO presenta un po’ di limitazioni, anche legate al livello di maturità della soluzione; il software DJI Studio per Windows e Mac invece è più equilibrato e stabile, sebbene non particolarmente avanzato.

DJI Osmo 360 video

DJI Osmo 360, immagine

Perché acquistare DJI Osmo 360?

Pro

Contro

DJI Osmo 360 gode di un buon rapporto qualità-prezzo soprattutto considerando le qualità tecniche offerte e il listino dell’unica alternativa premium, che è l’Insta360 X5. Si rivolge senza dubbio a content creator e aspiranti youtuber che hanno bisogno di una qualità video premium per i social, tanta autonomia e compatibilità con equipaggiamento DJI già in possesso. Certo, non si possono sostituire le lenti e manca la modalità dashcam, ma sono dettagli chiave per una nicchia di potenziali consumatori. È perfetta per chi già dispone di altri prodotti DJI, viaggiatori che hanno bisogno di grande autonomia e cercano anche il massimo della risoluzione possibile. In condizioni estreme l’impossibilità di sostituire le lenti potrebbe essere un rischio.

Pubblicato il 11 Ottobre 2025
Dario d'Elia
Dario d'Elia

Sono nato nel 1974, esattamente nel momento in cui l'era digitale stava iniziando a varcare i confini dei laboratori per entrare nelle case. Risale proprio a quel periodo uno dei primi microcomputer: il "famoso" IMSAI 8080, che Matthew Broderick usò nel 1983 per violare il supercomputer del Norad nel film "Wargames". Ecco, sono cresciuto in quel periodo di transizione e...Leggi tutto

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