Acquistare una stampante nuova può costare meno rispetto alla sostituzione delle sue cartucce. Sembra un paradosso, eppure è una realtà ben nota a chiunque abbia posseduto almeno una volta nella vita una stampante inkjet (o “a getto d’inchiostro”). Bastano pochi click su Trovaprezzi.it per rendervene conto: molte stampanti base, anche multifunzione, si trovano a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli di una coppia di cartucce originali. Ma com’è possibile? Dietro questa apparente incongruenza si nasconde un preciso modello di business, affinato negli anni dalle principali aziende del settore come HP, Canon, Epson e Brother, che è basato su un concetto tanto semplice quanto redditizio: vendere la stampante in perdita, per guadagnare sull’inchiostro.
Questa strategia, nota come Razor and Blade (o “modello rasoio e lama”), è simile a quella impiegata per l’appunto dai produttori di rasoi a basso costo, che vendono le ricariche delle lame a prezzi più cari. In pratica, l’acquisto della stampante è solo l’inizio: il vero investimento comincia con le cartucce. Chi ha provato a stamparsi da solo le foto delle vacanze o a usare la stampante in casa per lavoro lo sa bene. A un certo punto il dispositivo smette di stampare, si accende la spia rossa e l’unica soluzione è sostituire la cartuccia, anche se la stampante è costata magari meno di 50 euro. Ecco allora che vale la pena capire perché le stampanti costano meno delle cartucce, quali sono i motivi dietro l’alto costo dell’inchiostro, e come si può risparmiare nel lungo periodo.
Può sembrarvi incredibile, ma dietro ogni goccia di inchiostro si nasconde una raffinata ingegneria. I produttori investono milioni in ricerca per creare miscele di pigmenti e veicoli capaci di garantire risultati nitidi, resistenti all’acqua e durevoli nel tempo. L’inchiostro non deve solo colorare, ma deve farlo in microgocce precise, migliaia di volte al secondo, senza sbavare e senza intasare gli ugelli. Tutta questa ricerca e sviluppo, ovviamente, ha un costo e anche piuttosto importante. Ecco spiegato perché acquistare le cartucce per la propria stampante non è il massimo dal punto di vista meramente economico.
Nel commentare la questione, Rich Sulin di Consumer Reports, ha affermato: “La gente non vede la scienza e l’ingegneria che stanno dietro alla stampa. È quindi facile capire perché gli acquirenti abbiano una reazione così forte all’idea di sborsare dai 50 ai 100 dollari per dei piccoli pezzi di plastica nera [le cartucce, NdR]”.
Il prezzo d’acquisto di una stampante è spesso inferiore al suo reale costo di produzione. Alcuni studi stimano che un dispositivo da 70 euro possa costare oltre 100 euro solo in componenti. Il margine perso in fase di vendita viene però recuperato con la vendita continua di cartucce originali, che diventano quindi la principale fonte di guadagno per i produttori. In altre parole: quando comprate la stampante, state solo pagando una sorta di “prezzo d’ingresso” per servirvene nel corso del tempo.
Va detto che parte dell’inchiostro che andrete ad acquistare per la vostra stampante non finirà mai su carta. Le stampanti a getto d’inchiostro lo utilizzano per la manutenzione, soprattutto per la pulizia automatica delle testine. Questo processo, pur necessario per evitare malfunzionamenti, porta a un inevitabile spreco, che varia molto da modello a modello. Inoltre, ogni volta che accendete la stampante, potrebbe attivarsi un nuovo ciclo di pulizia. Il risultato? Un consumo che può raddoppiare i costi nel lungo periodo.
Chi stampa molto dovrebbe valutare soluzioni alternative. Le stampanti laser, ad esempio, usano toner e non richiedono manutenzione frequente, risultando più economiche nel tempo. Oppure si possono scegliere modelli “tank” con serbatoi ricaricabili, più costosi all’acquisto ma che offrono il vantaggio di risparmiare sul costo dell’inchiostro. Un’altra strada è l’utilizzo di cartucce compatibili o rigenerate, spesso più accessibili, ma con qualità e affidabilità variabili.
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