La gran parte dei TV venduti in Italia ha un prezzo compreso tra i 320 e i 370 euro circa*. Questo significa che i prodotti più gettonati sono abbastanza economici e con una dimensione non molto grande, tanto che i modelli da 55 pollici o più grandi rappresentano solo il 35% del totale. Questi dati non devono però far pensare che i modelli di fascia più alta non si vendano: gli OLED, ad esempio, pur essendo una nicchia vedono crescere il prezzo medio fino a 1.380 euro circa.
Si capisce quindi che gli italiani sono disposti a spendere di più se percepiscono una differenza tale da giustificare il maggior esborso. In questo articolo vogliamo affrontare proprio questo argomento ma applicato alla fascia bassa o medio-bassa del mercato, tra i 300 e i 600 euro. Siamo infatti convinti che in molti casi la spesa destinata al televisore sia ridotta anche per una mancata percezione del salto in avanti che si potrebbe fare spendendo qualcosa di più.
Iniziamo dalla qualità video: i modelli che si possono acquistare intorno ai 300 euro (massimo) sono generalmente o prodotti di piccole dimensioni, fino a 32 pollici, oppure tra i 43 e i 55 pollici più economici (ma la scelta sui 55 pollici è tutt’altro che ampia). Escludiamo i 24-32 pollici da questo articolo per un motivo molto semplice: non esiste di fatto una fascia superiore, sono tutti tra i 150 e i 300 euro abbondanti circa, a seconda della qualità e della cura costruttiva.
Per quanto riguarda gli altri, tra i modelli più papabili citiamo i seguenti:
Il Philips è un Full HD, una risoluzione non rara per prodotti che si avvicinano più ai 200 che ai 300 euro. Qui capiamo già dove si risparmia: quando si scende sotto i 300 euro, non è impossibile trovare modelli che non sono 4K. Tutti gli altri sono invece 4K, ma senza nessuna tecnologia evoluta: non ci sono i Mini LED, non c’è un controllo a zone della retroilluminazione (local dimming) e anche i Quantum Dot sono una rarità.
Naturalmente anche la qualità dei pannelli LCD (non ci sono OLED a queste cifre) non è la stessa che troviamo su prodotti da 500 o 600 euro. Contrasto, nero, uniformità degli schermi e fedeltà cromatica sono decisamente diversi e cioè peggiori. Queste limitazioni, aggiunte all’assenza delle tecnologie più avanzate per controllare la retroilluminazione, rendono i prodotti citati (e i tanti altri simili che si trovano in vendita) sensibilmente peggiori rispetto a quelli di fascia immediatamente superiore.
Come si può facilmente immaginare, l’audio dei prodotti economici è sempre sacrificato per contenere i costi. Non esistono eccezioni: quando si trova un modello che non riproduce i suoni come se fosse un citofono (o quasi), ci si può già ritenere soddisfatti. Purtroppo anche spendendo di più non si ottengono miglioramenti miracolosi: magari in un prodotto da 500 o 600 euro c’è un woofer per avere più bassi, ma la qualità vera resta solitamente una chimera.
Qualcosa comunque si guadagna, a volte in termini di volume massimo e altre volte nella chiarezza delle voci. La soluzione migliore è comunque la stessa per tutti i televisori che non siano di fascia molto alta: acquistare un sistema esterno. Basta una soundbar da 200 euro, o anche qualcosa di meno, per fare un netto salto di qualità.
La riproduzione dei contenuti in HDR è lo spartiacque più evidente tra i prodotti più economici e quelli che si attestano intorno ai 500/600 euro. Quello che si vede su schermo è talmente diverso che anche l’occhio meno attento o allenato non avrebbe alcuna difficoltà a percepire la differenza. La ragione è molto semplice: nessun prodotto intorno ai 300 euro è in grado di mostrare un HDR “vero”.
Il supporto all’HDR c’è ma è praticamente solo sulla carta. Cosa vogliamo dire? Teoricamente anche i modelli dal costo molto ridotto possono funzionare in HDR, basta che la compatibilità sia dichiarata. Il problema è passare dalla teoria alla pratica: sui TV da 300 euro mancano il controllo a zone della retroilluminazione e la luminosità necessaria.
In pratica non è possibile ottenere un nero veramente basso (cioè un nero non ingrigito) e picchi di luminosità sufficientemente alti, specialmente se le due cose devono essere presenti su schermo simultaneamente, come accade per i contenuti in HDR. Si può al limite alzare la luminosità al massimo, ma ci sono due limiti insuperabili:
In pratica nelle immagini non c’è sufficiente dinamica, cioè la presenza di bianco (picchi di luminosità) e nero insieme e se manca la dinamica è impossibile avere una rappresentazione ottimale di HDR, che è l’acronimo di High Dynamic Range, cioè elevata gamma dinamica. Da questo punto di vista i prodotti di fascia superiore sono nettamente migliori.
Modelli come i 55 pollici Hisense U7N o TCL C805 hanno a disposizione pannelli LCD migliori, con contrasto più alto, Quantum Dot e soprattutto una retroilluminazione Mini LED con qualche centinaio di zone indipendenti, controllate separatamente per bilanciare picchi di luminosità e nero.
La gamma dinamica qui c’è: sul nero la retroilluminazione viene modulata verso il basso, mentre in alto si raggiungono picchi che, a seconda dei modelli, arrivano a circa 800 o anche 1.000 nit. La spesa è sì più alta, ma se si considera che alcuni televisori del tipo appena descritto si trovano a meno di 600 o anche intorno ai 500 euro scarsi, si può capire che, avendone le possibilità, l’acquisto è consigliassimo, ci si porta in casa un oggetto di qualità molto più alta.
La Smart TV dipende in gran parte dai processori utilizzati, oltre che dall’ottimizzazione del software. Come si può immaginare, tutti i produttori integrano chip non esattamente all’avanguardia sui prodotti economici e l’esperienza ne risente. In alcuni casi si riescono a gestire le applicazioni di base con una fluidità appena sufficiente, ma non sono rari i casi in cui persino l’entrata e l’uscita dai menu è claudicante.
Salendo di prezzo si può ottenere qualcosa di meglio: i già citati Hisense e TCL, ad esempio, sono dotati di SoC MediaTek Pentonic 700, più moderni di quelli montati sugli Smart TV intorno ai 300 euro e capaci di far girare sistemi come Google TV o VIDAA U senza problemi. Qualche incertezza ogni tanto si può ravvisare, ma generalmente le prestazioni sono buone.
Quest’ultimo capitolo si potrebbe riassumere in pochissime parole: nessun prodotto da 300 euro è dotato di porte HDMI 2.1 complete. A volte nelle schede tecniche si cita comunque HDMI 2.1, ma in realtà le funzioni importanti non ci sono, come abbiamo spiegato in questo articolo. A cosa si rinuncia? Di fatto alla possibilità di sfruttare il 4K a 120 Hz e di poter usare il Variable Refresh Rate.
In pratica mancano tutte le funzionalità più avanzate per il gaming, presenti invece se si spende di più. Gli amanti dei videogiochi (almeno quelli più esigenti) dovrebbero quindi scartare tutti i televisori troppo economici: l’esperienza è sensibilmente diversa con HDMI 2.1.
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