Nei giorni scorsi l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha lanciato un avvertimento che tocca il cuore del diritto all’informazione: la radio, storico veicolo di pluralismo e accesso libero ai contenuti, rischia di scomparire dalle automobili di nuova generazione. L’AGCOM ha formalmente chiesto l’adozione urgente di una norma che obblighi i produttori automobilistici a integrare nei veicoli nuovi la ricezione radiofonica in FM e DAB+. Perché? Per proteggere un’infrastruttura informativa essenziale, sempre più marginalizzata dai sistemi di infotainment basati solo su connessione Internet.
Mentre l’industria dell’auto si muove verso soluzioni tecnologicamente avanzate, che privilegiano piattaforme streaming e connessioni mobili, l’eliminazione dei ricevitori radio tradizionali rappresenta per AGCOM un passo indietro in termini di diritti e inclusione. La radio resta uno dei pochi strumenti capillari e gratuiti attraverso cui informarsi durante gli spostamenti, specialmente per i circa 26 milioni di italiani che la ascoltano quotidianamente in macchina.
Dietro l’apparente progresso delle auto sempre più connesse si celano rischi reali. I contenuti veicolati online, spesso personalizzati in base ai gusti dell’utente, finiscono per rinchiuderlo in un flusso informativo autoreferenziale, impoverendo il confronto e la varietà dei punti di vista. Inoltre, nelle aree meno servite dalla rete o in situazioni di emergenza, la radio rappresenta ancora l’unico canale di comunicazione realmente affidabile. E mentre lo streaming impone costi diretti e indiretti, la radio rimane accessibile a tutti senza barriere economiche.
Il commissario dell’AGCOM, Massimiliano Capitanio, ha evidenziato come alcune case automobilistiche abbiano già introdotto sul mercato vetture sprovviste di autoradio, equipaggiate solo con porte USB per collegare smartphone e altri dispositivi. Un trend che potrebbe minacciare non solo l’occupazione nel settore, ma anche l’efficacia del servizio pubblico radiofonico, finanziato dal canone e destinato a tutta la popolazione. Per questo l’AGCOM chiede un intervento legislativo chiaro: non si tratta di frenare l’innovazione, ma di assicurarsi che non venga sacrificato un pilastro della democrazia.
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