Basta dire Nike oggi per avere bene in mente innanzitutto il celeberrimo “baffo”, ma anche una decina almeno modelli di sneakers iconici e infine un buon numero di campioni dello sport che indossa abbigliamento del brand.
Ovviamente non è sempre stato così e, come tutte le storie di successo, anche quella di Nike comincia diverse decine di anni fa in modo quasi casuale, dall’idea di un atleta mezzofondista e del suo allenatore. In questo articolo ripercorriamo le tappe che hanno portato Nike a diventare un brand multinazionale sempre presente nella classifica Interbrand dei marchi più di valore (nel 2024 si colloca al 14° posto), con un fatturato di oltre 45,4 miliardi di dollari, 74.000 dipendenti in tutto il mondo e sponsorship eccellenti nel mondo dello sport, dal calcio all’atletica leggera.
È il 1962 quando Phil Knight, uno studente di Economia della Oregon University, nonché atleta di mezzofondo, sviluppa un’analisi di mercato molto accurata e si accorge di quello che è stato un vero e proprio boom di scarpe da atletica giapponese negli Stati Uniti. Si rende subito conto che c’è spazio per inserirsi in questo specifico segmento di mercato e ne parla al suo allenatore, Bill Bowerman.
Saranno proprio Knight e Bowerman a fondare, nel 1964, la Blue Ribbon Sports: inizialmente, la società non produceva calzature ma commercializzava negli Stati Uniti le scarpe sportive del marchio giapponese Onitsuka Tiger.
L’iniziativa ebbe un immediato successo: nei primi mesi vengono vendute circa 1300 paia di scarpe e, ad un anno dal lancio, le vendite toccano i 20mila paia. Questo è più che sufficiente per fare il passo successivo: Phil e Bill decidono così di investire maggiori risorse nel progetto e di cominciare a realizzare prodotti a proprio marchio. Quel marchio sarà proprio Nike, che viene fondata ufficialmente il 30 maggio 1971 a Beaverton, un paese nell’area metropolitana di Portland, Oregon.
Oltre alla qualità del prodotto e all’innovazione del design, una parte del successo di Nike è dovuta anche al nome e al logo del brand, tanto semplici quanto vincenti. Proprio nome e logo sono più legati tra loro di quanto si pensi.
Partiamo dal nome. Arriva dal greco antico e significa letteralmente “Vittoria”: nella mitologia greca, la dea Nike era proprio la divinità ispiratrice dei guerrieri ed è sempre stata raffigurata come una donna con le ali capace di muoversi molto rapidamente. La sua rappresentazione più conosciuta è esposta al Louvre, la Nike di Samotracia.
Il primissimo logo realizzato riportava le lettere “B”, “R” e “S” intersecate tra loro e si riferiva chiaramente al primo nome dell’azienda (la Blue Ribbon Sport). Nel 1971, con la scelta di cambiare nome, arriva quindi anche la necessità di cambiare logo. L’opera è di Carolyn Davidson, una giovanissima graphic designer all’epoca studentessa del corso di grafica alla Portland State University e amica di Phil. La ragazza lavorò al progetto per 2 dollari l’ora e vendette alla compagnia l’iconico “Swoosh” (così è conosciuto il baffo di Nike) per soli 35 dollari. L’idea creativa ha a che fare direttamente con il nome del brand: si tratta infatti di un richiamo alle ali della dea della vittoria, rappresentando il movimento fluido, la velocità e la reattività associati agli atleti.
Oltre all’intuizione geniale di Knight, al nome e al logo più riusciti della storia e alla ricerca tecnologica per migliorare continuamente i prodotti, c’è un altro pezzo del puzzle che ha permesso a Nike di diventare quello che è oggi. Ben presto, Knight e Bowerman capirono che la chiave per avere un successo duraturo nel tempo era legarsi ad atleti di fama internazionale.
Nel 1978 arrivò la prima grande sponsorizzazione con il campione di tennis John McEnroe, all’epoca alla vetta della classifica mondiale e personaggio di grande carisma. Negli anni Ottanta fu la volta di Carl Lewis, Joan Benoit e soprattutto Michael Jordan, che diventa un volto Nike nel 1985 dopo una lunga trattativa: per convincerlo ad entrare nelle sue fila, Nike fece qualcosa che nessuno aveva mai nemmeno pensato fino a quel momento, sviluppò un modello di scarpe da basket su misura, le Air Jordan.
A seguire si legheranno a Nike tantissimi altri nomi di diverse discipline sportive: dal tennis con Jannik Sinner e Naomi Osaka al calcio con Ronaldo, Neymar e Cristiano Ronaldo fino al golf, con uno dei più grandi campioni di tutti i tempi, Tiger Woods.
Dagli anni 2000 il brand diventa un marchio trasversale e si impone anche nello streetwear: in questo caso il successo arriva grazie principalmente ad alcune collaborazioni nel mondo della musica, prime tra tutte quelle con Nelly, Eminem e Kanye West, che hanno legato i loro nomi e i loro stili a Nike, rendendo il marchio molto popolare tra i loro milioni di fan.
Al di là delle operazioni di marketing e partnership (in cui sicuramente i vertici Nike sono stati dei maestri), non possiamo non parlare di prodotto, di ricerca e di una tecnologia che ha letteralmente rivoluzionato il mondo delle scarpe da corsa.
Stiamo parlando ovviamente di Air, introdotta per la prima volta nel 1979: per l’epoca, una membrana resistente e flessibile che sfruttava l’aria pressurizzata per offrire leggerezza e un’ammortizzazione senza precedenti, era qualcosa di davvero innovativo e straordinario. L’unità Air, inserita nell’intersuola, è in grado di comprimersi al momento dell’impatto sul terreno, per poi riprendere subito la forma e il volume originali prima dell’impatto successivo. Sviluppata dall’ingegnere aeronautico Frank Rudy, l’unità Air è stata inizialmente utilizzata per aumentare le prestazione delle scarpe sportive, prime tra tutte quelle da running e da basket, ma successivamente è entrata anche nei modelli di sneakers lifestyle. Le Nike Air Max ne sono l’esempio più lampante, proposte negli anni in varie versioni e mai passate di moda.
Da quel momento, Nike ha continuato a sviluppare nuove versioni della tecnologia Air, come la Air Zoom e la Air VaporMax, ognuna progettata per rispondere alle esigenze specifiche di diversi sport ma anche per inserirsi in modelli stilosi da indossare nella vita di tutti i giorni.
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