Apple si trova al centro di una controversia legale dopo che un’azione collettiva è stata avviata negli Stati Uniti e che accusa la società diretta da Tim Cook di aver promosso in modo fuorviante le funzionalità di Apple Intelligence. La causa, depositata presso il tribunale distrettuale di San Jose, sostiene che l’azienda di Cupertino abbia creato aspettative irrealistiche nei consumatori, spingendoli ad acquistare iPhone e altri dispositivi con la convinzione che le innovative capacità di intelligenza artificiale sarebbero state disponibili fin dal lancio.
Al centro della disputa c’è la promessa di un Siri potenziato e di altre funzionalità avanzate che, secondo i querelanti, Apple ha pubblicizzato in modo massiccio su Internet e TV, alimentando un entusiasmo senza precedenti. L’azienda ha poi ammesso che queste funzioni arriveranno con un ritardo significativo, lasciando molti utenti con dispositivi privi delle caratteristiche promesse. La denuncia afferma che Apple abbia deliberatamente esagerato le capacità della sua AI per spingere le vendite, inducendo in errore i consumatori riguardo alle reali prestazioni dei prodotti.
Uno degli elementi chiave della causa è una pubblicità del settembre 2024 con Bella Ramsey, in cui Siri veniva mostrato con capacità che oggi risultano ancora non disponibili. Sebbene Apple abbia rimosso il video da YouTube, i querelanti sostengono che la campagna pubblicitaria dell’azienda abbia diffuso informazioni ingannevoli su larga scala, senza alcuna iniziativa concreta per rimediare al danno subìto dagli utenti.
E a proposito delle pubblicità in questione, nella documentazione ufficiale presentata dai querelanti, si legge: “Le pubblicità di Apple hanno saturato Internet, la televisione […] per coltivare una chiara e ragionevole aspettativa del consumatore che queste caratteristiche trasformative sarebbero state disponibili al momento del rilascio dell’iPhone“.
A portare avanti l’azione legale è lo studio legale Clarkson, già noto per altre cause nel settore dell’intelligenza artificiale fatte nei confronti di, udite udite, Google e OpenAI. Questa volta, però, il nodo della questione non riguarda l’uso dell’AI in sé, ma la sua mancata consegna, lasciando molti clienti con dispositivi privi delle funzionalità mostrate nelle campagne pubblicitarie. Apple, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda.
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