Roborock ha presentato il Saros 10 come il nuovo riferimento nella pulizia automatizzata domestica. Il prezzo richiesto, 1.499 euro, è tra i più alti mai visti per un robot lavapavimenti, posizionandolo chiaramente nella fascia “premium”. Ma cosa offre in concreto? E soprattutto: le prestazioni giustificano davvero la spesa?
Abbiamo utilizzato il Roborock Saros 10 per oltre un mese in ambienti diversi, alternando superfici, condizioni di sporco, utenti e routine di pulizia. I risultati sono sempre stato soddisfacenti, in linea con quanto ci si aspetterebbe da un prodotto di questo tipo. Ma non voglio anticiparvi nulla, perché c’è tanto raccontare e, come spesso accade, la differenza la fanno i piccoli dettagli.
La base del Saros 10 integra due serbatoi da 4 litri, uno per l’acqua pulita e uno per quella sporca. Non prevede collegamenti diretti all’impianto idrico, rendendo necessarie operazioni manuali per il riempimento e lo svuotamento. Una scelta progettuale che limita l’automazione, ma rende l’installazione più flessibile e indipendente. Il design del robot è minimalista e funzionale. Il profilo ribassato, appena sotto gli 8 centimetri, permette il passaggio sotto mobili bassi, grazie alla torretta LiDAR retrattile e alla videocamera frontale. I materiali utilizzati sono solidi ma plastici: il robot appare resistente ma non particolarmente pregiato al tatto.
Il nuovo robot aspirapolvere dell’azienda cinese adotta un sistema di pulizia complesso e articolato. Le spazzole centrali sono progettate per ridurre l’accumulo di capelli, utilizzando un doppio profilo elicoidale. Le laterali si ritraggono completamente, un accorgimento utile per evitare graffi sui mobili o la dispersione accidentale di liquidi.
Il telaio adattivo consente al robot di sollevarsi fino a 4 cm. Presente una funzione sperimentale che alza la ruota anteriore per aumentare la pressione al suolo del panno vibrante. Questa modalità ha migliorato la rimozione di macchie secche, ma comporta un maggiore consumo energetico. Il sistema VibraRise 4.0, cuore del lavaggio, è ben ingegnerizzato: il panno è più spesso rispetto ai modelli precedenti e viene sganciato automaticamente prima dell’ingresso su tappeti, evitando che si inumidiscano inutilmente.
Il Saros 10 impiega un sistema di navigazione misto: LiDAR per la mappatura ambientale e videocamera RGB per l’analisi degli ostacoli. La mappatura è lenta, ma precisa. Oggetti come ciabatte, cavi e piccoli oggetti vengono riconosciuti e visualizzati nell’app con relativa immagine.
Durante l’uso abbiamo notato che ostacoli molto sottili (fili da cucito, lacci) possono ancora sfuggire al riconoscimento. Tuttavia, dopo ripetuti passaggi, il robot tende a “memorizzare” la disposizione degli ostacoli ricorrenti, migliorando il percorso.
L’app Roborock è tra le più complete del settore. Supporta pianificazione giornaliera e settimanale, zone di esclusione manuali e automatiche, modalità “pet-friendly” con pattugliamento, riconoscimento vocale (Alexa, Google, Matter), creazione di profili multipli, comunicazione vocale bidirezionale (stile baby monitor).
L’interfaccia è chiara, localizzata bene in italiano, con opzioni anche per utenti avanzati: si possono definire flussi di lavoro personalizzati stanza per stanza, regolare intensità di lavaggio, aspirazione e numero di passate.
Abbiamo testato il Saros 10 su grès porcellanato lucido, parquet, marmo e tappeti a pelo medio. In tutti i casi l’aspirazione è risultata superiore alla media, specialmente sul parquet dove altri robot spesso disperdono briciole leggere. L’aderenza del panno vibrante varia: buono sul grès, meno efficace su marmo lucidato.
Con farina di mais, riso, capelli e lettiera di gatto il comportamento è stato soddisfacente: il robot insiste nelle aree sporche, grazie al rilevamento automatico dell’accumulo. Non si limita a una sola passata.
Il lavaggio è adeguato alla pulizia quotidiana, ma meno efficace su sporco grasso o secco. In presenza di sugo, marmellata o fanghiglia secca, il panno tende a spalmare piuttosto che raccogliere. Il sistema a vibrazione non può compensare del tutto la mancanza di pressione esercitabile da un essere umano. Nonostante i progressi nel rilevamento di “incidenti” (escrementi animali, urina), il rischio di propagazione esiste ancora, seppure ridotto. Gli utenti con animali dovrebbero monitorare l’avvio della pulizia o impostare zone di esclusione.
Autonomia reale: 110 minuti. Sufficiente per una casa di 120 m² con aspirazione e lavaggio completi. Rumore nella media: tra 55 e 70 dB. La fase più rumorosa è l’asciugatura del panno.
Dopo un mese di utilizzo intensivo, le spazzole si sono mantenute in buone condizioni. Il panno va comunque lavato in lavatrice almeno una volta a settimana. Il filtro HEPA richiede una pulizia manuale ogni 15-20 cicli per mantenere l’efficienza. Roborock non fornisce ricambi in confezione: spazzole, panni e filtri sono acquistabili separatamente e a costi non trascurabili. La disponibilità in Italia è buona, ma chi punta alla riduzione dei costi deve considerare questa spesa ricorrente. Il Saros 10 consuma circa 60-70 W durante la pulizia. Il consumo medio mensile, con due pulizie settimanali di 120 mq, si attesta intorno ai 2,5 kWh. I materiali plastici sono riciclabili, ma non è previsto un programma di recupero o rigenerazione da parte del produttore. L’uso di panni in microfibra lavabili aiuta a ridurre l’impatto ambientale, ma le cartucce del detersivo non sono ricaricabili.
Il Roborock Saros 10 è un robot sofisticato, dotato delle migliori tecnologie attualmente disponibili nel settore. Naviga bene, aspira con precisione, lava in modo efficace e richiede poca manutenzione.
Tuttavia, nonostante l’elevato livello tecnico, il salto prestazionale rispetto a robot di fascia media non è sufficiente a giustificare un prezzo superiore ai 1.400 euro, almeno per l’utente medio. Più che una rivoluzione, il Saros 10 è una vetrina tecnologica. L’acquisto ha senso soprattutto per chi vuole il massimo oggi, consapevole che tra 12-18 mesi molte delle sue innovazioni saranno presenti su modelli più accessibili.
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