Ogni anno, quando finiscono le festività natalizie, si comincia a pensare ai saldi offerti da tutti i negozi. Tradizionalmente, ci sono due periodi di promozioni: uno in estate, tra agosto e settembre, e uno in inverno, all’inizio del nuovo anno. Negli ultimi anni, però, ci sono sempre più momenti in cui i negozi propongono ribassi e offerte e, tra Black Friday, Cyber Monday e sconti online, le occasioni non sembrano mancare per chi cerca di fare acquisti in modo consapevole. Nonostante questo, i saldi invernali sono un appuntamento molto atteso perché difficilmente si trovano offerte così interessanti come in questo periodo, specialmente nel settore abbigliamento, tecnologia e prodotti di bellezza.
A partire dal 4 gennaio, in tutte le regioni d’Italia, nei negozi e online troveremo promozioni, ribassi e sconti da non perdere. La data in cui finiranno i saldi invernali varia da regione a regione, anche se ovunque generalmente il periodo delle offerte si chiude tra febbraio e marzo.
Ma a quando risale la tradizione dei saldi? Come mai si chiamano così? E quali sono le regole a cui si devono attenere i negozi?
Nonostante spesso si legga che la prima normativa italiana sui saldi risale al 1980, in realtà bisogna tornare all’epoca fascista per trovare le prime tracce legislative in materia di vendite promozionali. Una legge del 1939 introduce infatti per la prima volta le categorie di “vendite straordinarie” e “vendite di liquidazione”, definite come “forme di vendita al pubblico con le quali un commerciante cerca di esitare in breve tempo tutte le proprie merci o gran parte di esse, presentando al pubblico la vendita come occasione particolarmente favorevole”. Generalmente venivano venduti capi d’abbigliamento e tutte quelle merci di carattere stagionale, che si sarebbero deprezzate se non venivano vendute entro un breve periodo di tempo. I prezzi dovevano essere indicati chiaramente sulla merce e non potevano essere modificati, ma i commercianti potevano scegliere liberamente il periodo dell’anno in cui fare le vendite straordinarie. Nonostante fossero ammesse dalla legge, le vendite straordinarie venivano scoraggiate dal regime fascista: tra presentazione della domanda e approvazione da parte della corporazione locale, la trafila burocratica era così lunga e intricata da disincentivare qualsiasi commerciante.
Dopo la caduta del regime fascista, le corporazioni vennero abolite e i loro poteri furono trasferiti alle Camere di Commercio. A luglio del 1979, alcuni deputati democristiani presentarono un disegno di legge che ancora oggi regola la disciplina dei saldi: la legge 80 del 1980 riprende in sostanza la normativa in vigore durante il periodo fascista, introducendo però la distinzione tra vendite fallimentari, da limitare ai casi di cessazione dell’attività, e vendite straordinarie per fine stagione. Con questa legge, venivano stabiliti che in al massimo due periodi dell’anno si potevano tenere i saldi, che non potevano durare più di quattro settimane; inoltre, venivano stabilite alcune regole a cui dovevano attenersi tutti i commercianti.
Le merci in saldo dovevano essere indicate chiaramente e separate dalle altre, la pubblicità non poteva essere ingannevole e il venditore aveva l’obbligo di dimostrare, in caso di controllo, che aveva realmente fatto gli sconti rispetto ai prezzi precedenti. Inoltre, non c’erano limiti ai capi in sconto che si potevano comprare e nemmeno abbinamenti obbligatori con altri oggetti per poter accedere allo sconto. Gran parte di queste regole sono in vigore ancora oggi. Anche nel resto del mondo esistono legislazioni particolari per le vendite promozionali: in Germania, per esempio, la normativa è molto restrittiva, con norme degli anni Trenta che vietano sconti maggiori del 3% nei periodi dell’anno al di fuori di quello dei saldi. Negli Stati Uniti, all’opposto, i commercianti sono liberi di comportarsi come preferiscono in tema di sconti e ribassi.
I saldi sono dunque le vendite a prezzi scontati: inizialmente coinvolgevano solo il settore dell’abbigliamento mentre oggi, due volte all’anno, troviamo qualsiasi genere di prodotto venduto a prezzo ribassato rispetto a quello di listino. Il nome deriva chiaramente dal lessico commerciale: la differenza tra le entrate e le uscite rappresenta un “saldo”, che può essere sia positivo che negativo a seconda di come sono andate le vendite. I “saldi” intesi come sconti, sono dunque quello che non è stato venduto dall’attività commerciale alla fine della stagione e si riferisce alla vendita stessa dei capi invenduti.
Ora che sappiamo proprio tutto sui saldi, non resta che cominciare la ricerca degli affari più interessanti!
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