Wharfedale D330

Tra i diffusori a pavimento, il modello Wharfedale D330 rappresenta una soluzione relativamente economica e ben bilanciata in ogni tipo di utilizzo. Il marchio Wharfedale è sicuramente sinonimo di qualità tra gli audiofili, e questo modello è in grado di sdoganare i suoi prodotti anche alle fasce di prezzo più basse, rispetto a modelli di fascia alta come Wharfedale Linton Heritage. Il design è sicuramente uno dei punti di forza dei D330, con un profilo verticale molto snello che si abbina bene ad ogni tipo di postazione, nonostante il sapore piacevolmente vintage dato dalla copertura esterna in palissandro. Ogni diffusore è composto da un bass driver da 5 pollici, un pilot da 5 pollici e da un tweeter superiore da 1 pollice per la gestione delle frequenze alte. Per poter conservare tutto il fascino dei diffusori storici del marchio, i diffusori non sono dotati di una griglia magnetica completa, ma di singoli copri-driver magnetici per proteggere solo le singole componenti. Ciò che non è presente su questo modello è un bass reflex vero e proprio, sostituito dal sistema P-EQ. Si tratta di una soluzione che sfrutta lo spazio tra la base del diffusore e il supporto da pavimento per diffondere le frequenze basse. Questo sistema viene normalmente impiegato per consentire di posizionare i diffusori anche adiacenti alla parete senza il rischio di distorsioni nel suono. Per quanto riguarda l’amplificazione di questi diffusori passivi, i Wharfedale D330 richiedono il collegamento ad un sintoamplificatore da 20 W e fino ad un massimo di 120 W. L’impedenza è di 4 Ohm, mentre la sensibilità è di 88 dB. I diffusori, infine, sono disponibili in tre diverse colorazioni: la più classica nera con finiture in palissandro, bianca e total black.

Wharfedale D330 in pillole:

• Coppia di diffusori passivi a tre vie
• Installazione a pavimento con sistema reflex P-EQ
• Collegabile ad amplificatori da 20 W e fino a 120 W
• Disponibile in nero/palissandro, bianco e total black

Scritto da Federico Parravicini

Nato a Varese nel 1990, ha sempre avuto un rapporto di amore/odio con lo studio, almeno fino alla scelta del suo corso universitario. Con l’iscrizione al corso di Scienze dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Milano, ha finalmente ... Leggi tutto