Nella scelta del TV più adatto alle proprie esigenze, vanno ormai soppesate non solo la qualità dell’immagine ma anche le funzionalità “smart“. Sotto questo cappello rientrano tutte le caratteristiche che fanno capo alla cosiddetta Smart TV, una terminologia che negli ultimi anni è ormai sdoganata grazie alla diffusione di modelli sempre più connessi e versatili.
Orientarsi nel mare magnum dei prodotti presenti sul mercato può non essere semplice, specialmente per chi desidera un prodotto “tutto in uno”, cioè dotato di tutte le funzioni per accedere ai servizi streaming e magari capace anche di controllare alcuni dispositivi come le luci o il termostato. Esistono infatti numerose piattaforme, alcune delle quali sono sviluppate direttamente dai principali marchi.
Nella scelta del TV vanno dunque messe in conto anche le particolarità di ogni piattaforma: abbiamo i prodotti Tizen come il QD-OLED Samsung S95B, quelli con webOS come gli OLED LG C2, gli ULED Hisense U72HQ con VIDAA U, i Panasonic OLED LZ1500 con My Home Screen oppure uno dei tanti Android TV come gli Sharp EQ3, di recente affiancati anche dai Google TV come i Sony QD-OLED A95K.
Partiamo dalla piattaforma più utilizzata, quella basata sul sistema operativo sviluppato da Google. Android TV si trova ormai da tanti anni su moltissimi prodotti: oltre a diversi marchi di secondo piano è presente sui TV Sony, Philips come la serie OLED 807, TCL, Sharp, sui proiettori Xgimi e anche Hisense, pur avendo la propria piattaforma proprietaria, a volte propone qualcosa con Android TV, come ad esempio il proiettore a tiro ultra-corto PX1-Pro.
Nel recente passato ad Android TV si è aggiunta Google TV: la base di partenza è la stessa, non si tratta perciò di due sistemi operativi diversi ma di due declinazioni della stessa piattaforma. Quello che cambia davvero è l’interfaccia che si presenta all’utente: Android TV è app-centrica mentre Google TV mette in primo piano i contenuti.
Fatte salve queste differenze, sia Android TV sia Google TV offrono un’ampia selezione di applicazioni e la maggiore versatilità in assoluto, basti pensare che, volendo, si possono installare app non solo dallo store di Google ma anche da USB. In questo modo si possono provare anche applicazioni non disponibili per TV ma solo per dispositivi mobili, ovviamente prendendo le giuste precauzioni. Da questo punto di vista le potenzialità, per gli utenti esperti, sono sicuramente maggiori rispetto ad altre piattaforme.
Gli Smart TV basati sulle piattaforme di Google sono praticamente gli unici a ricevere aggiornamenti nel corso degli anni: non c’è una regola ferrea perché ogni marchio decide in autonomia, tuttavia è piuttosto comune che i prodotti ricevano almeno la versione successiva a quella con cui sono stati commercializzati. I limiti principali sono legati all’ottimizzazione e alla frammentazione.
Per poter godere di un’esperienza soddisfacente, senza rallentamenti o lentezza nel recepire i comandi, sono necessari SoC con buone prestazioni e purtroppo molti prodotti di fascia non alta peccano proprio su questo punto. Se ad esempio con un Sony A90K non ci sono problemi, con prodotti dal costo molto più contenuto l’esperienza potrebbe essere ben diversa. La frammentazione si nota invece confrontando le app disponibili sui prodotti di marche diverse: anche se le piattaforme di Google sono tendenzialmente standard, questo non significa che tutto il software sia sempre disponibile. Un esempio lampante è NOW, il servizio streaming di Sky che troviamo sui prodotti Sony per via di accordi stretti direttamente dal produttore giapponese.
My Home Screen è la piattaforma proprietaria di Panasonic, nata dalle ceneri di Firefox OS. In realtà Panasonic propone anche alcuni modelli con Android TV, ma si tratta di pochi televisori concentrati sulla fascia medio-bassa o bassa: il grosso della produzione, dall’OLED entry level LZ980 all’ammiraglia LZ2000 che abbiamo recentemente recensito, resta fermo sul sistema operativo sviluppato in casa. Il pregio principale di questa piattaforma è la semplicità: l’interfaccia è funzionale e generalmente rapida nel rispondere ai comandi, proprio per via dell’assenza di fronzoli che potrebbero appesantire il sistema.
È sicuramente d’aiuto anche lo sviluppo interno, che permette di cucire il sistema su misura per i TV Panasonic, quindi per un insieme limitato di prodotti e non per una moltitudine che può presentare differenze piuttosto importanti, ad esempio a livello di RAM e processore. L’ottimizzazione non è quindi un problema: il vero limite è rappresentato dalla disponibilità di applicazioni.
Qui non c’è la versatilità di Android TV / Google TV e non si va quindi molto oltre l’accesso ai principali servizi streaming. In realtà anche su questo versante ci sono mancanze non trascurabili: NOW non c’è e manca anche Paramount+. Gli utenti Apple devono poi fare a meno di AirPlay per condividere lo schermo del proprio dispositivo sul televisore. La Smart TV Panasonic fatica quindi ad offrire l’essenziale e non è impossibile che un utente esigente debba affiancare una sorgente esterna per un’esperienza completa, ad esempio una Fire TV Stick di Amazon o una Apple TV.
Tizen è il sistema operativo che troviamo su tutti gli Smart TV Samsung. È pertanto una piattaforma molto diffusa, dato che il marchio sudcoreano è il primo produttore di televisori al mondo da ben diciassette anni. L’alta diffusione e la forza commerciale di Samsung si riflettono sulla disponibilità di applicazioni: non c’è la stessa versatilità di Android ma i servizi streaming ci sono praticamente tutti e anzi, non mancano le esclusive, temporali o meno, non a caso Tizen è stata la prima ad accogliere l’app NOW di Sky.
Oltre all’intrattenimento, Tizen permette anche di controllare i dispositivi smart home come luci, termostati e anche robot aspirapolvere. L’integrazione è ovviamente facilitata con i prodotti Samsung ma non si limita a questi ultimi, dato che Tizen supporta anche lo standard Matter e si può perciò interfacciare anche a dispositivi realizzati da terzi.
Tizen è inoltre la piattaforma più sviluppata per quanto riguarda il cloud gaming: è al momento l’unica ad ospitare i servizi di Xbox, che consentono di giocare in streaming con il catalogo predisposto da Microsoft senza bisogno di collegare console o PC. I limiti sono al momento circoscritti essenzialmente all’ottimizzazione: anche se la piattaforma è proprietaria, non tutti i prodotti riescono a gestirla con una reattività ottimale in ogni circostanza, specialmente nelle incarnazioni più recenti, quelle che si sviluppano su tutto lo schermo. Se sui top di gamma come i QN900B 8K o i QN95B 4K è tutto solitamente fluido, su modelli più economici – attenzione, più economici, non economici in assoluto – come i QD-OLED S95B, qualche incertezza è da mettere in conto.
VIDAA U è la piattaforma proprietaria di Hisense, quella solitamente usata sui TV e proiettori (come il PL1) venduti in Europa e in Italia, anche se in altri mercati e su alcune tipologie di prodotti, come taluni proiettori a tiro ultra-corto, il marchio cinese installa anche Android TV. A livello di interfaccia VIDAA U non è molto diverso dal resto dei concorrenti, Android TV su tutti. Il sistema sviluppato dal marchio cinese è piuttosto semplice ed intuitivo, senza troppi fronzoli ma con tutto quello che serve all’utente medio, confezionato in una veste piacevole da vedere e utilizzare.
Proprio l’assenza di fronzoli garantisce un’esperienza solitamente piacevole: i TV tendono a rispondere prontamente ai comandi, senza mostrare solitamente incertezze fastidiose. Come per tutte le piattaforme bisogna però tenere presente che le prestazioni cambiano in funzione del prodotto scelto: pur presentandosi sempre con la stessa “carrozzeria”, VIDAA U dispone di un “motore” diverso su un top di gamma rispetto ad un modello di fascia molto più bassa. In pratica cambia il SoC e per questo motivo anche l’esperienza può cambiare in modo tutt’altro che trascurabile.
Il limite principale è legato alla disponibilità di applicazioni: c’è quasi tutto quello che serve ma qualche lacuna è presente, ad esempio il solito NOW ma anche le ultimissime novità a volte arrivano con un po’ più di ritardo rispetto ad altre piattaforme, come è capitato nel caso di Apple TV+ e Disney+.
Chiudiamo la nostra carrellata con webOS, sistema nato per i palmari e trasformatosi poi in una piattaforma Smart TV dopo un percorso tortuoso. Il sistema sviluppato da LG è ormai più che collaudato e può contare su alcune peculiarità, ad esempio il controllo tramite il puntatore dei Magic Remote, i telecomandi dotati di giroscopi che accompagnano tanti modelli del marchio coreano, tra i quali sono compresi tutti gli OLED, anche la nuovissima serie LG OLED C3.
Pur non essendo versatile quanto Android, webOS ha da tempo preso la stessa strada di Tizen: non si parla solo di streaming ma anche di cloud gaming (anche se qui manca Xbox) e smart home, grazie alle sinergie con l’app ThinQ e da quest’anno anche alla compatibilità con Matter. La disponibilità di applicazioni è ampia ma come accade quasi sempre, qualche mancanza c’è anche se meno impattante rispetto ad altri sistemi: abbiamo ad esempio NOW ma gli amanti dell’animazione giapponese potrebbero lamentare l’assenza di Crunchyroll.
La reattività è solitamente buona ma con alcune eccezioni: ci riferiamo in particolare a webOS 6.0, la versione rilasciata nel 2021 che ha introdotto l’interfaccia a tutto schermo. La maggiore complessità, abbinata ad elementi che si aggiornano in tempo reale e quindi da caricare di volta in volta, aveva appesantito un po’ il sistema che ne aveva risentito, anche perché il processore non era stato migliorato durante questo passaggio. Con la versione successiva, webOS 22, sono state apportate alcune migliorie e con l’ultima iterazione, webOS 23, sembra che il sistema sia stato completamente ottimizzato.
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